Intervista a Maria Gabriella Gatti. Già neonatologa dell’Azienda ospedaliera universitaria di Siena, Gatti è pediatra e psicoterapeuta docente della Scuola di psicoterapia dinamica Bios Psychè
Professoressa Gatti, sulla base del suo lavoro di pediatra e psicoterapeuta ci può dire che effetto hanno realmente i contenuti ossessivi sulla magrezza e sulla forma del corpo sui social network? Possono causare il sopraggiungere di un disturbo alimentare o amplificarlo se già esistente?
I contenuti ossessivi dei social network sul controllo del peso e nel proporre una immagine di magrezza possono colludere, ma non fare insorgere una malattia come l’anoressia. Il problema è sicuramente più complesso. Il comportamento alimentare patologico si manifesta in maniera evidente durante l’adolescenza, ma le sue origini devono essere ricercate nella realtà non cosciente che si forma nel rapporto con chi si prende cura del bambino nel primo anno di vita. La realtà psichica del neonato è fusa con il corpo che reagisce con una notevole sensibilità agli affetti percepiti. Il rapporto deludente con l’adulto lo porterà a realizzare la pulsione di annullamento contro la realtà umana diventando in tal modo anaffettivo e realizzando una scissione mente corpo con gravi carenze del sapere di se stesso e degli altri. L’immagine corporea è fusione tra l’immagine non cosciente del proprio corpo e l’immagine cosciente che si origina con la maturazione della vista e permette di riconoscersi allo specchio.
Cosa caratterizza le patologie del comportamento alimentare?
Le patologie del comportamento alimentare sono accomunate da un’alterata immagine corporea e per la violenta aggressione al corpo e per la difficoltà di fare pensieri o esprimere con un linguaggio gli affetti: questi sono relegati nella realtà fisica del corpo e fatti sparire con esso. Tutto ciò che proviene dal corpo e quindi il sentire, non è elaborato, ma eliminato e quando non è possibile controllato. La realtà non cosciente separata dal corpo che è la fonte del sentire ne risulta alterata mentre il pensiero cosciente funziona correttamente. Ma può accadere che la dissociazione sia così grave da coinvolgere tutto il pensiero che diventa incoerente, con perdita anche di nessi logici. La mente cosciente pensa di poter controllare il corpo e la realtà non cosciente. Quando alla pubertà tale controllo viene minacciato dai primi segnali fisici, questi devono sparire, perché il corpo propone la sessualità che si costruisce sul non cosciente. Il corpo con la magrezza viene riportato allo stadio prepubere.
Cosa può dirci dei disturbi alimentari “altri” e meno conosciuti diversi dall’anoressia e dalla bulimia?
L’immagine corporea è una rappresentazione inconscia che in condizioni di “normalità” è silente, ma in caso di alterazione affiora alla coscienza con sintomi caratteristici che riguardano la preoccupazione per il proprio aspetto fino a rasentare la dismorfofobia. Quest’ultima è una percezione alterata della propria figura-immagine allo specchio che non corrisponde a nessun dato di realtà: a volte sono coinvolti gli arti o altre parti del corpo che appaiono troppo grasse, altre volte alcuni parti del volto vengono viste in modo alterato. Diventa un pensiero dominante che limita la vita sociale, fino al completo evitamento.
Qual è la deriva a cui può portare confondere il disturbo, la vera e propria malattia con lo “stile di vita”, come sta accadendo sul web?
Il cosiddetto “stile di vita” costringe a un’alimentazione con un controllo ossessivo delle calorie sia attraverso gli alimenti scelti che con una calcolata attività di palestra. Per gli uomini la dieta è soprattutto iperproteica, con aggiunta di integratori non sempre salutari, al fine di potenziare la muscolatura. La cultura dominante propone all’adolescente, come obiettivo, canoni estetici astratti completamente scissi dall’immagine corporea interna non cosciente e quindi dagli affetti. Come accennavo prima la cultura dominante collude ma non è, da sola, causa di malattia. La malattia è…
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