La morte di Lorenzo Parelli durante un tirocinio è l’ultimo gravissimo episodio di una lunga serie che ha come vittime studenti. «I decisori politici hanno reso la scuola passiva rispetto ai bisogni del mercato. E il sistema scolastico si è adeguato» denuncia l’Unione degli studenti

Lo hanno trovato con il caschetto e i guanti, mentre forse si stava prendendo una pausa, sotto una barra di acciaio di 150 chili. È morto così il 21 gennaio scorso Lorenzo Parelli, a 18 anni, nell’azienda di costruzioni meccaniche Burimec a Lauzacco, una frazione di Pavia di Udine. Un incidente agghiacciante e inaccettabile, reso ancor più grave da un aspetto non secondario: Lorenzo in quel momento non stava lavorando, per lui era “scuola”. Il giovane era infatti impegnato nell’ultimo giorno di apprendistato previsto dal suo corso di studi a indirizzo meccanico presso il Centro di formazione professionale Bearzi di Udine, gestito dai salesiani. La procura del capoluogo friulano ha aperto un’inchiesta, che tra le altre cose punta a far luce sulla sostituzione del tutor aziendale dello studente, avvenuta poco prima dell’incidente causa malattia. Nei comunicati stampa del Bearzi si pone l’accento sull’importanza della preghiera (!?), si parla di «tragica circostanza», mentre non si cita mai l’esigenza di far luce fino in fondo a questa vicenda. Nel frattempo, la tragedia ha portato nelle piazze di varie città italiane migliaia di studenti, per protestare contro questo modello di formazione che comprende anche l’ex Alternanza scuola-lavoro, ora riformata e rinominata Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto), che obbliga i ragazzi a sperimentare un ingresso anticipato nel mondo del lavoro che troppo spesso è poco formativo, quando non addirittura pericoloso e senza tutele.
Negli ultimi anni infatti, oltre al caso di Lorenzo, sono stati diversi gli episodi di infortunio di studenti impegnati in percorsi di formazione professionale.
Il 16 giugno scorso, a Rovato in provincia di Brescia, uno studente di 16 anni è stato ricoverato in gravissime condizioni dopo essere precipitato da un’altezza di cinque metri. Stava lavorando a bordo di una piattaforma aerea sollevata dal braccio meccanico di un furgone, per montare uno striscione. Il ragazzo, che stava frequentando un percorso di formazione scuola-lavoro, è poi riuscito a sopravvivere.
Il 6 febbraio 2020, siamo a Genola in provincia di Cuneo, un 17enne è stato portato d’urgenza nel reparto di rianimazione dell’ospedale Molinette di Torino dopo essere rimasto schiacciato dall’improvvisa uscita dal binario di una pesante cancellata in ferro. Frequentava il corso di “Tecnico riparatore veicoli a motore” alla scuola di formazione professionale Afp di Verzuolo, e stava svolgendo le ore di stage scuola-lavoro. Anche lui fortunatamente si è salvato.
Il 13 giugno 2018, a Montemurlo in provincia di Prato, un ragazzo di…


L’inchiesta prosegue su Left del 4-10 febbraio 2022 

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