La quasi totalità dei lavoratori ha approvato l’accordo siglato al Mise con Qf, la nuova proprietà. Ora l’azienda di Francesco Borgomeo e il governo lo devono applicare per consentire la ripresa dell’attività e garantire la continuità occupazionale

Il 98,8% dei lavoratori ex Gkn, oggi Qf, ha approvato l’accordo raggiunto il 19 gennaio al ministero dello Sviluppo economico dalla nuova società con governo, Invitalia, sindacati, Rsu e istituzioni locali. Cinque pagine di impegni assunti per la reindustrializzazione dello stabilimento di Campi Bisenzio e la continuità occupazionale dei lavoratori.
Il crono programma prevede che l’imprenditore Francesco Borgomeo, dopo aver rilevato il 31 dicembre scorso le quote di Gkn Driveline Firenze, raccolga le manifestazioni di interesse di altri investitori, ne valuti i piani industriali e, dopo una negoziazione con sindacati e istituzioni, entro il 31 agosto, ceda l’attività a una nuova dirigenza.
Il piano sarà periodicamente verificato al ministero e a livello aziendale, grazie anche all’istituzione di una commissione di sorveglianza, proposta e controllo degli investimenti pubblici, composta da Rsu, sindacati ed istituzioni.

Un ottimo risultato che ci assicura il mantenimento del posto di lavoro a 370 addetti, pari al numero di occupati al momento del passaggio tra Gkn e Borgomeo e rispetto alle attività esterne garantisce che Qf utilizzerà il bacino di lavoratori che operavano in appalto.
Saranno attivati percorsi di formazione e verranno utilizzati gli ammortizzatori sociali utili a governare al meglio le difficoltà: da gennaio cassa integrazione ordinaria e poi di “transizione”. E se al 31 agosto non dovesse concretizzarsi il progetto di riconversione industriale, sarà Qf stessa ad assumersi l’onere.

Se siamo arrivati fin qua lo dobbiamo alla lotta dei lavoratori, all’“affetto” con cui hanno custodito la fabbrica e all’azione sindacale della Fiom Cgil. Per questo è importante ricordare i fatti.
La multinazionale leader nella produzione di semiassi, di proprietà del fondo finanziario britannico Melrose e partner di Stellantis, aveva previsto per il 9 luglio 2021 una giornata di permesso collettivo. Nessuno immaginava che in quella data avrebbe comunicato la volontà di chiudere lo storico stabilimento ex Fiat e licenziare i 422 dipendenti. Una strategia subdola che considera i lavoratori solo dei numeri. L’ennesimo dramma sociale, economico e produttivo per tutto il territorio, in nome del…


L’articolo prosegue su Left del 4-10 febbraio 2022 

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