Ogni volta che accade un evento complesso come la quasi guerra tra Ucraina e Russia si ha l’occasione di testare lo spessore di giornalisti, di politici, di opinionisti tuttologi e di presunti pezzi di presunta classe dirigente. Anche su una vicenda così spessa come il fragile rapporto tra Russia (e Cina) e il blocco occidentale ci tocca sorbirci tifosi sfegatati che affrontano il tema come se fosse un derby con cui poter demolire i nemici del proprio piccolo cortile con i più gravi fatti internazionali.
Così ci si mette poco a misurare lo spessore dei protagonisti in queste ore. Si passa dal direttore de Il Foglio che riesce addirittura a prendersela con i pacifisti («A che ora scendono in piazza i pacifisti?» twitta con l’allegrezza vuota di chi non teme di fare una figuraccia pur di sembrare controcorrente), c’è chi corre per accaparrarsi un posto come cameriere nazionale della Nato, c’è chi ci spiega che Putin è un difensore dei diritti umani e così via. Una serie interminabile di sfegatati che non hanno alcun complesso nell’accapigliarsi senza analizzare.
Ma i due da tenere sotto osservazione sono Matteo Salvini e Giorgia Meloni, i due che su Putin hanno costruito una notevole narrazione in questi ultimi anni. Non è una cosa da poco: sono i leader del centrodestra che potrebbe essere al governo nel 2023. Nella giornata più intensa Giorgia Meloni riesce a non esprimere una posizione che sia una: ricorda l’ambasciatore italiano ucciso in Congo, riprende la storia di una donna assunta benché incinta, urlaccia che la sinistra ha paura del voto e pigia sulla dittatura sanitaria. Sulla questione russa ci fa solo sapere che “grazie alle pressioni di Fratelli d’Italia” Draghi riferirà in Aula. Non male per una presunta esperta di Putin e di geopolitica.
Salvini fa il Salvini: parla dei cinghiali a Roma, si complimenta con la nazionale italiana per le Olimpiadi invernali, racconta di un “clandestino” che tira un pugno a una suora, se l prende con Sala e poi pubblica un suo intervento per la Giornata Nazionale del Braille. A proposito, @nonleggerlo riporta su twitter qualche frase di Salvini su Putin dal 2014: “Ucraina, non si rompano le palle a Putin”, “Preferisco Putin all’Europa”, “Putin è speranza”, “Faremo la storia con Putin-Le Pen-Trump”, “Uno dei migliori uomini di governo al mondo”, “Con Putin in Italia staremmo meglio”, “Meno male che c’è Putin”, “Chi gioca contro Putin è deficiente”, “Cretino chi fa la guerra a Putin”, “Putin e Le Pen i migliori statisti”, “Vorrei Putin come alleato”, “Spero rieleggano Putin”, “Putin stimato e stimabile”, “Stimo Putin gratis”. Ieri intervistato in radio ha detto: «Io sono un amico della pace, con la Russia il dialogo è per me fondamentale, ma poi FINISCO sui giornali come amico di Putin». A ognuno le sue conclusioni.
A proposito: si può anche non tifare per i duellanti e per tifare per la pace. Una volta si aveva il coraggio di dirlo e di farlo. Oggi nemmeno quello.
Buon mercoledì.