Scusate se insisto. Ieri a Sky Tg24 Susanna Ceccardi, europarlamentare della Lega e già candidata alla presidenza della Regione Toscana, alla domanda «se c’è una donna africana che scappa dall’Ucraina la devono accogliere o no?» ha risposto testualmente: «Bisogna vedere se scappa veramente dall’Ucraina. Non è facile stabilirlo: altrimenti diventa un viatico per tutti quelli che scappano dall’Africa».
Uno studente indiano di 35 anni, Rubi, intervistato da Al Jazeera, ha raccontato di essere scappato da Kiev con altri 25 amici indiani e del Bangladesh. Arrivati al confine con la Polonia racconta: «Tutto gratis solo per gli ucraini. Ma facciamo anche parte dell’Ucraina», ha detto. «Una persona al confine ci ha detto che non possiamo attraversare. Immagina, abbiamo camminato per 30 km (18 miglia) e l’uomo sta dicendo qualcosa del genere. Non abbiamo potuto ottenere alcun mezzo di trasporto, non abbiamo alloggi, nessuno è lì per aiutarci».
Anna Alboth del Minority Rights Group ha confermato che la discriminazione razziale nell’accoglienza dei profughi, sebbene non sistemica, è un dato di fatto. «La discriminazione avviene principalmente sul lato ucraino del confine. Ma ci sono persone in Polonia che offrono il trasporto gratuito e che lo rifiutano una volta avvicinate da un rifugiato non ucraino. Riceviamo messaggi da studenti nigeriani e indiani che non sono stati in grado di gestire il fatto di essere trattati in modo diverso e di essere rimandati a Leopoli», ha affermato. «Non possiamo dividere le persone in profughi degni e indegni. I non ucraini in fuga dalla guerra affrontano le stesse sfide degli ucraini. Dobbiamo offrire supporto a tutte le persone bisognose, non solo a quelle bianche che sono simili a noi».
Perché il punto è esattamente questo: i bianchi che ci assomigliano passano mentre i neri no. Come scrive Francesco Ferri «la tendenza alla classificazione e alla selezione è una caratteristica di fondo del governo dei confini. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi saremo costantemente portatə a pensare che sia giusto che gli/le ucrainə possano muoversi liberamente attraverso le frontiere e che, viceversa, per gli altri gruppi nazionali – in fuga dall’Ucraina o da altri luoghi – sia fisiologicamente più difficile o impossibile. Il punto di partenza di questo ragionamento è da rifiutare con forza: la scelta di favorire il transito di alcunə e impedire quello di altrə è compiutamente politica e, come tale, è necessario e possibile metterla in discussione».
Se notate, il termine “immigrato” sembra essere sparito dal discorso pubblico. Dove una volta erano tutti “clandestini” o “immigrati” ora sono “profughi”. È un’ottima notizia che il Consiglio Ue abbia approvato l’applicazione della direttiva 55/2001 che concede la protezione temporanea ai cittadini ucraini e agli stranieri lungo soggiornanti o titolari di protezione in Ucraina. Ma la tentazione per qualcuno di dire tra non molto “abbiamo già dato” sarà fortissima.
Buon venerdì.