L’esercito russo segue in Ucraina lo stesso schema utilizzato in Siria e Cecenia, denuncia il portavoce di Amnesty international Italia. Una strategia che non prevede nessuna pietà per i civili. Anzi, sono le prime vittime. «Si tratta di crimini di guerra»

Da giorni assistiamo a una escalation di violenza disumana contro la popolazione ucraina in fuga dalla guerra ordita da Putin e contro i cittadini russi che manifestano contro l’invasione. In difesa dei civili ucraini e contro il dittatore di Mosca, la Corte penale internazionale ha aperto un fascicolo per crimini di guerra. Amnesty international è stata fra le prime grandi organizzazioni umanitarie a denunciare ripetute e costanti violazioni della Convenzione Onu sui diritti umani e ha pubblicamente accusato la Federazione russa di crimine internazionale di aggressione. Per fare il punto e capire in che modo si può concretamente arrivare a difendere la popolazione civile dalle bombe abbiamo rivolto alcune domande al portavoce di Amnesty international Italia, Riccardo Noury.

Quali sono i crimini di guerra riscontrati da Amnesty nel corso dell’offensiva russa in Ucraina?
Attraverso il monitoraggio e l’analisi del nostro osservatorio gli esperti di Amnesty hanno riscontrato ben più di dieci crimini di guerra nei confronti dei civili ucraini. A cominciare dai bombardamenti in zone urbane e densamente popolate utilizzando bombe a grappolo e razzi privi di guida; oppure pensiamo ai colpi di mortaio che hanno colpito ospedali, scuole, infrastrutture civili e le famiglie in fuga dalle proprie case. Abbiamo inoltre fonti dell’esistenza un numero equivalente di violazioni per cui purtroppo non abbiamo potuto fornire prove certe. Per quanto possa essere paradossale, in guerra ci sono delle regole che vanno rispettate e tra queste c’è il divieto di compiere attacchi contro la popolazione inerme. In questo conflitto tutto ciò è stato deliberatamente ignorato.

Ci può fare un esempio di ciò che contiene il vostro report?
Il 25 febbraio un asilo nella città dell’Ucraina nordorientale di Okhtyrka è stato colpito da un razzo contenente una bomba a grappolo – che per inciso è un’arma vietata in maniera esplicita dal diritto internazionale – uccidendo tre persone, tra cui un bambino. Un altro bambino è rimasto ferito. La struttura era un rifugio per la popolazione civile. Il vero obiettivo del bombardamento molto probabilmente era un deposito a 300 metri a nord della scuola ma i razzi lanciati dagli Uracan 220 mm. sono privi di guida e notoriamente imprecisi. I nostri analisti attraverso le…


L’articolo prosegue su Left dell’11-17 marzo 2022 

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