Michael e Meshack hanno 20 anni e sono scappati dall’Ucraina sotto le bombe. Studiavano a Kiev e come molti altri sono arrivati in Europa per salvarsi, confidando nell’enorme sforzo che l’Ue sta compiendo per accoglierli. Michael e Meshack dovevano andare in un alloggio a Palermo, era già tutto pronto: una cittadina palermitana aveva dato la propria disponibilità ad accoglierli.
Tutto bene? Non proprio. Perché Michael e Meshack ora si trovano nella “Casa della Regina di Pace” a Casteldaccia dove Suor Anna Alonzo a proposito della donna che ha cambiato idea: «Mi ha detto che non voleva ospitare due africani. Due profughi bianchi andavano bene, neri no. Quando sono arrivati, dopo cinque giorni di viaggio, utilizzando autobus, spesso camminando a piedi, erano esausti. Sono crollati sulla sedia e hanno dormito per ore». Eh sì, perché Michael e Meshack sono neri, originari della Nigeria. Il primo studia Economia e non ci saranno problemi nel prosieguo del suo percorso formativo universitario. Il secondo, invece, studia Medicina e ha già sostenuto 12 esami. In Italia però la regola del numero chiuso rischia di interrompere i suoi studi.
La storia può sembrare un evento minore ma contiene quello che proviamo a ripetere da giorni: essere solidale solo con quelli che ci assomigliano o che sentiamo affini è una violazione dei diritti umani ed è una solidarietà posticcia che non ha nulla a che vedere con l’empatia verso gli altri. In parole povere è razzismo. Un razzismo forse più tenue, ma sempre razzismo.
Se avessimo lo sguardo più ampio potremmo anche immaginare che Michael e Meshack siano vittime della guerra per ben due volte. Infatti non è la prima volta che scappano da una guerra: Boko Haram, a Benin Ciy, ha ucciso i loro genitori. Ma figurarsi se abbiamo lo sguardo abbastanza lungo per accorgersene.
Buon martedì.