Oggi l’Italia apre finalmente le porte ai rifugiati ucraini, ma fino a ieri erano nel mirino delle autorità di frontiera: negli ultimi anni a decine sono stati arrestati o respinti con l’accusa molto traballante di favorire l’immigrazione “clandestina”. Questa è la storia di M., lo scafista di Mariupol

Dall’interno di una vecchia utilitaria, sotto un cielo pesante, M. attraversa in silenzio un quartiere deserto. Un lugubre stormo di uccelli neri sorvola i palazzi sovietici. Un paio di carri armati si immettono nella strada sobbalzando sull’asfalto crepato. M. scende dalla macchina e continua a piedi su una strada sterrata dove altre persone si radunano tra i campi e le case rurali. Sullo sfondo, una colonna di fumo nero rompe la continuità del grigio, i boati dei colpi di arma da fuoco interrompono il silenzio. C’è qualcosa in mezzo alla strada, M. continua a camminare lungo lo sterrato e gli passa vicino: è il corpo esanime di una donna.
M. vive a Mariupol, il principale porto ucraino e…


L’articolo prosegue su Left dell’1-8 aprile 2022 

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