Il via libera, anche in Italia, alla dotazione della “pistola” a impulsi elettrici che lancia scariche di 50mila volt si basa su studi per la sicurezza e l’incolumità della persona colpita finanziati dalla stessa azienda statunitense che produce quest’arma

Dal 14 marzo uno «strumento di tortura» è entrato a far parte della dotazione delle forze dell’ordine italiane. Così è stata definita da Amnesty international la pistola a impulsi elettrici in grado di immobilizzare una persona che viene colpita con una scarica ad alta tensione, circa 50mila volt, ma a basso amperaggio in brevi impulsi.

Diffuso inizialmente in 18 città e in 4.482 esemplari, il taser secondo la ministra Lamorgese «costituisce un passo importante per ridurre i rischi per l’incolumità del personale impegnato nelle attività di prevenzione e controllo del territorio». Non c’è traccia, invece, nelle parole della ministra, di preoccupazione per l’incolumità di chi sarà colpito dalle scarica di alta tensione.

Come sottolinea Amnesty, «negli Usa e…


L’articolo prosegue su Left dell’1-8 aprile 2022 

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