Nell’imminenza delle elezioni presidenziali abbiamo raggiunto Manon Aubry, parlamentare europea per France insoumise e co-presidente del gruppo The Left, a Strasburgo. Il suo partito, che dopo l’aggregazione con numerosi soggetti sociali si presenta come Union populaire e ha candidato Jean Luc Mélenchon, è accreditato nei sondaggi, mentre scriviamo, di un risultato, dice Aubry, tale da poter impensierire Macron e Le Pen.
Alle presidenziali del 2017 France insoumise prese quasi il 20%. Cosa può accadere con Union populaire?
Macron e Le Pen hanno rifiutato qualsiasi confronto ma tutti i sondaggi hanno mostrato che è necessario fare i conti con noi. Siamo accreditati al 15% nelle intenzioni di voto. Ciò che sembrava impossibile qualche mese fa è ora una seria probabilità. I sondaggi mostrano che potremmo raggiungere il secondo turno eliminando l’estrema destra per poi battere Macron al ballottaggio del 24 aprile. Questa situazione non è frutto del caso ma di un lavoro iniziato più di un anno fa.
Su cosa si è basata la vostra campagna?
Il nostro programma rivendica la rottura netta con le politiche neoliberiste e riflette l’enorme vitalità dei movimenti sociali in Francia degli ultimi 5 anni: marce per il clima, mobilitazioni femministe, manifestazioni antirazziste, contro la distruzione delle pensioni, ecc. Union populaire ha riunito gli attori di queste lotte non attorno a un uomo ma ad un progetto comune lanciando una campagna di mobilitazione a tutto campo con grandi raduni popolari (100mila persone in Place de la République a Parigi) e incontri pubblici guidati da deputati in ogni città e villaggio. Siamo gli unici a bussare alle porte, ad andare davanti alla gente, a cercare gli astensionisti. Una vittoria rappresenterebbe un segnale per tutta la sinistra europea e globale. Il dibattito politico non può essere ridotto al liberalismo estremo contro l’estrema destra. L’alternativa è possibile e intendiamo dimostrarlo.
Avete dato estrema importanza ai temi sociali.
Certo. In caso di vittoria la prima misura che adotteremmo sarebbe il varo di una legge di emergenza per le classi popolari. Salario e pensioni ad un minimo di 1400 euro, il blocco dei prezzi dell’energia e dei generi di prima necessità per contrastare l’inflazione, l’età pensionabile a 60 anni, un’indennità di autonomia giovanile a mille euro e la garanzia che nessuno in Francia viva al di sotto della soglia di povertà.
Programmi ambiziosi, considerando i “danni” prodotti da due anni di pandemia e la crisi sulla crisi provocata dalla guerra.
In questo lasso di tempo le fortune dei 500 più abbienti si sono raddoppiate mentre in Francia ci sono 10 mln di poveri. Noi vogliamo una rivoluzione fiscale affinché l’1% più ricco paghi il dovuto attraverso la tassazione di…
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