Resistere civilmente, con la nonviolenza attiva, è rischioso, ma alla fine si fa la conta dei salvati anziché quella dei morti

La richiesta del ministro ucraino Kuleba alla Nato – «dateci armi, armi, armi» – mi ha ricordato le parole del maresciallo di Francia Trivulzio al Re Luigi XII: «Per vincere una guerra ci vogliono soldi, soldi, soldi». Sì, perché la guerra non la vince chi ha ragione (in questo caso l’Ucraina), ma chi ha più capacità distruttiva (vedremo alla fine, quando fine ci sarà, se l’esercito russo o gli armamenti della Nato).

Infatti il segretario generale Stoltenberg ha detto: «Abbiamo dato sostegno per molti anni formando centinaia di migliaia di forze ucraine e ora gli alleati stanno dando equipaggiamenti per sostenervi nella difesa. È urgente un ulteriore sostegno e oggi affronteremo il bisogno di più sistemi di difesa aerea, armi anticarro, armi leggere e pesanti e altro». Ma al governo ucraino questo non basta ancora, tanto che Kuleba è arrivato a dare dell’ipocrita a Stoltenberg: «Chi dice vi do armi difensive ma non offensive è un ipocrita. La differenza tra armi offensive e difensive non dovrebbe avere senso nel mio Paese, perché ogni arma usata in Ucraina dalle forze ucraine contro un aggressore straniero è difensiva per definizione».

In fondo ha ragione, anche l’utilizzo di armi tattiche nucleari, se usate per fermare o rispondere all’aggressore, può…

 

* L’autore: Mao Valpiana è presidente del Movimento nonviolento

L’articolo prosegue su Left del 15-21 aprile 2022 

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