Nonostante i tentativi della big tech di stroncare la sindacalizzazione dei dipendenti, a New York è nata la Amazon labour union. Grazie al coraggio di Chris Smalls, un ex lavoratore licenziato ingiustamente, che ha creato la prima organizzazione sindacale interna negli Usa

Licenziato perché chiedeva maggiori tutele contro il Covid-19, l’ex rapper Chris Smalls non si è dato per vinto e ha scelto di combattere, arrivando a ottenere un risultato storico: fondare il primo sindacato statunitense e il primo al di fuori dell’Europa della storia di Amazon. Nel magazzino di Staten Island, New York, la Amazon labour union (Alu) su 8.325 aventi diritto al voto ha raccolto 3.654 voti favorevoli, mentre 2.131 hanno votato contro e alcune decine di schede sono state contestate. Quanto accaduto rappresenta un grande successo per i lavoratori e una sconfitta epocale per Amazon che cerca di soffocare qualsiasi tentativo di sindacalizzazione sin dalla sua fondazione, nel 1994, come racconta Vox. Addirittura, la parola “sindacato” è stata inserita tra quelle proibite nella nuova app di comunicazione interna dei dipendenti, in fase di sperimentazione. A spaventare il colosso dell’e-commerce è anche il prossimo passo che si propone di fare l’Alu: negoziare un contratto collettivo che preveda uno stipendio minimo di 30 dollari l’ora contro i 18 attuali, oltre che allungare i tempi di pausa e abolire gli straordinari obbligatori (tranne che nelle settimane di punta dello shopping online). Chiaramente, un altro punto chiave sarà…

L’articolo prosegue su Left del 15-21 aprile 2022 

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