Giorgio Beretta, analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di armi comuni per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia, lo scrive senza troppi giri di parole: «Fanno paura a tutti quelli che ritengono necessario inviare armi all’Ucraina perché ricordano che l’Italia non solo non manda armi ai popoli aggrediti ma continua a fornirle a Stati aggressori come Israele che reprime la popolazione palestinese, la Turchia che cannoneggia i curdi, il Marocco che rinchiude i saharawi, l’Arabia Saudita che bombarda gli yemeniti. Fanno paura a tutti quelli che pensano che è solo inviando armi che si può sconfiggere Putin perché ribadiscono che non c’è nessuna vittoria con migliaia di morti e città devastate. E l’unica soluzione alla guerra è fermarla portando le parti alle trattative anche con sanzioni dure». Gli attacchi ai pacifisti (perfino ai pacifisti presunti) ormai sono una costante del dibattito pubblico come se fosse davvero i pacifisti fossero il punto focale di quest'epoca. Lo fanno, tra l'altro, fingendo di non vedere i sondaggi nazionali (che in questo caso non vengono sbandierati) che confermano ogni volta come la maggioranza dei cittadini lamenti poca voglia di trovare la pace. Questa guerra, ogni giorno che passa, sembra piacere tantissimo. Ha ragione Beretta, i pacifisti «fanno paura a tutti quelli che per anni hanno corteggiato Putin perché hanno sempre denunciato la brutale repressione dei diritti umani e civili in Russia. Anche quando le aziende militari italiane, sostenute da vari governi, hanno fornito sistemi militari alla Russia di Putin ed hanno continuato a fornirle anche dopo il 2014 nonostante l’embargo di armamenti stabilito dall’Unione europea. Fanno paura perché ricordano a chi oggi teme – e giustamente – una escalation della violenza fino all’utilizzo delle bombe nucleari, che l’unico modo per prevenire l’olocausto atomico è mettere al bando gli ordigni nucleari come richiede il Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw). Trattato che però l’Italia continua a ignorare così come la gran parte delle potenze atomiche che non vogliono rinunciare ai propri arsenali nucleari. Fanno paura a chi li accusa di starsene comodamente in poltrona perché i pacifisti sono stati i primi a soccorrere i profughi ucraini così come da anni fanno con tutti i profughi. E per farlo hanno anche organizzato la grande Carovana della Pace per portare aiuti e medicinali in Ucraina e portare in Italia le persone più fragili e bisognose. In tutto questo i pacifisti sono stati isolati e ignorati dalla gran parte delle forze politiche e dei giornali che oggi si scoprono bellicisti e vogliono più armi e più fondi per aumentare ancora i bilanci militari di tutti i paesi d’Europa». E poi, volendo vedere, ma davvero nel pieno di una guerra vale la pena prendersela con chi chiede la pace? Ma non vi sembra una tattica infame? Buon venerdì Nella foto: manifestazione per la pace e contro la guerra in Ucraina, Roma, 5 marzo 2022

Giorgio Beretta, analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di armi comuni per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia, lo scrive senza troppi giri di parole: «Fanno paura a tutti quelli che ritengono necessario inviare armi all’Ucraina perché ricordano che l’Italia non solo non manda armi ai popoli aggrediti ma continua a fornirle a Stati aggressori come Israele che reprime la popolazione palestinese, la Turchia che cannoneggia i curdi, il Marocco che rinchiude i saharawi, l’Arabia Saudita che bombarda gli yemeniti. Fanno paura a tutti quelli che pensano che è solo inviando armi che si può sconfiggere Putin perché ribadiscono che non c’è nessuna vittoria con migliaia di morti e città devastate. E l’unica soluzione alla guerra è fermarla portando le parti alle trattative anche con sanzioni dure».

Gli attacchi ai pacifisti (perfino ai pacifisti presunti) ormai sono una costante del dibattito pubblico come se fosse davvero i pacifisti fossero il punto focale di quest’epoca. Lo fanno, tra l’altro, fingendo di non vedere i sondaggi nazionali (che in questo caso non vengono sbandierati) che confermano ogni volta come la maggioranza dei cittadini lamenti poca voglia di trovare la pace. Questa guerra, ogni giorno che passa, sembra piacere tantissimo.

Ha ragione Beretta, i pacifisti «fanno paura a tutti quelli che per anni hanno corteggiato Putin perché hanno sempre denunciato la brutale repressione dei diritti umani e civili in Russia. Anche quando le aziende militari italiane, sostenute da vari governi, hanno fornito sistemi militari alla Russia di Putin ed hanno continuato a fornirle anche dopo il 2014 nonostante l’embargo di armamenti stabilito dall’Unione europea. Fanno paura perché ricordano a chi oggi teme – e giustamente – una escalation della violenza fino all’utilizzo delle bombe nucleari, che l’unico modo per prevenire l’olocausto atomico è mettere al bando gli ordigni nucleari come richiede il Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw). Trattato che però l’Italia continua a ignorare così come la gran parte delle potenze atomiche che non vogliono rinunciare ai propri arsenali nucleari. Fanno paura a chi li accusa di starsene comodamente in poltrona perché i pacifisti sono stati i primi a soccorrere i profughi ucraini così come da anni fanno con tutti i profughi. E per farlo hanno anche organizzato la grande Carovana della Pace per portare aiuti e medicinali in Ucraina e portare in Italia le persone più fragili e bisognose. In tutto questo i pacifisti sono stati isolati e ignorati dalla gran parte delle forze politiche e dei giornali che oggi si scoprono bellicisti e vogliono più armi e più fondi per aumentare ancora i bilanci militari di tutti i paesi d’Europa».

E poi, volendo vedere, ma davvero nel pieno di una guerra vale la pena prendersela con chi chiede la pace? Ma non vi sembra una tattica infame?

Buon venerdì

Nella foto: manifestazione per la pace e contro la guerra in Ucraina, Roma, 5 marzo 2022

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.