In una parte della sinistra occidentale si è diffusa una tendenza a presentare le ragioni del conflitto in Ucraina focalizzandosi sulle responsabilità dell’Occidente, fino ad oscurare il ruolo di Putin e le aspirazioni di chi resiste. Ecco cosa ne pensa la sinistra “orientale”

“Westplaining”. Si è reso necessario addirittura un neologismo per indicare l’atteggiamento razzista con cui una parte delle sinistre europee e nordamericane parlano della guerra in Ucraina. Il termine anglofono – composto da West, cioè “Ovest”, e il verbo explain, che significa “spiegare” – è stato coniato dalla sinistra dell’Europa dell’Est e si riferisce alla tendenza di un certo progressismo radicale occidentale a considerare tutto ciò che accade ad Est della Germania come un prodotto delle politiche d’Occidente. Questo modo di leggere la realtà, di fatto, squalifica gli attori dello scenario geopolitico dell’Europa orientale, trattandoli come oggetti e non come soggetti, negando insomma la loro identità e la loro capacità di iniziativa.

Secondo questa prospettiva, Putin avrebbe invaso l’intera Ucraina come conseguenza diretta dell’allargamento ad Est della Nato, Zelensky non sarebbe altro che un burattino manovrato da Biden, i militari e i cittadini che resistono una propaggine dell’esercito statunitense, i governi dell’Est Europa che sostengono Kiev gli utili idioti della Casa Bianca e del Patto atlantico. La parola “westplaining” non è del tutto “nuova”: è una variante sul tema del meno recente neologismo “mansplaining”, con cui viene definito l’atteggiamento di alcuni uomini (ma non solo) quando in modo paternalistico e saccente spiegano ad una donna qualcosa di ovvio, o che essa stessa già conosce, nella presunzione di saperne sempre e comunque più di lei, in quanto uomo. Ora, volendo fare un paragone, se il mansplaining è chiaramente frutto del maschilismo, il westplaining può essere considerato una sorta di figlio indiretto del pensiero colonialista e suprematista: poiché ogni colpa della Storia dipenderebbe dall’ingordigia di noi occidentali, non può esistere un’altra causa per un conflitto come quello in Ucraina, né un altro potere altrettanto spietato di quello occidentale e dotato di una propria agenda imperialista a cui è necessario opporsi. Si arriva dunque al paradosso di un “anticolonialismo colonialista”, che vorrebbe imporre ai popoli oppressi quali devono essere i loro nemici, di fatto sovradeterminando i loro desideri e la loro volontà.

Uno degli effetti più evidenti di questo fenomeno è la relativa poca attenzione che le forze politiche e i media occidentali di sinistra (e, a fortiori, quelli mainstream) hanno dedicato al punto di vista sulla guerra maturato dalla sinistra democratica ucraina, da quella russa e più in generale dell’Europa orientale. Si tratta di…

L’articolo prosegue su Left del 29 aprile 2022 

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