Gli Stati Uniti che convocano un briefing di guerra in una loro base in Germania (scegliendo alla carta gli invitati anche tra i Paesi Nato) per spingere a dare più armi per «vincere», e la Gran Bretagna, fresca di Brexit anti Ue, che prende la testa delle operazioni, per non parlare dei “reprobi” polacchi, dicono molto di come sia messa male l’Europa in questa guerra di Putin, che tende a diventare mondiale.
Come siamo arrivati a questo punto? Proviamo a guardare indietro, per ritrovare la capacità di farlo in avanti.
Una Europa di pace, dall’Atlantico agli Urali, cioè dal Portogallo alla Russia. Era ciò che voleva il movimento contro gli euromissili ad Ovest ed Est che caratterizzò gli anni Ottanta. Che poi quella prospettiva era anche di Enrico Berlinguer e del suo eurocomunismo, di Willy Brandt con la Ostpolitik, di Olof Palme.
Pershing e Cruise, i supermissili, furono l’ultima fiammata della Guerra fredda. Poi il crollo del muro, la fine dell’Urss, nonostante Gorbaciov; Eltsin, pupillo dell’Occidente, e poi Putin.
Per trentatré anni la globalizzazione con una espansione senza freni del capitalismo è sembrata avere in mano le magnifiche sorti e progressive. Poi tre ...
L'articolo prosegue su Left del 6 maggio 2022
Leggilo subito online o con la nostra App
[su_button url="https://left.it/prodotto/left-18-2022-06-maggio/" target="blank" background="#ec0e0e" size="7"]SCARICA LA COPIA DIGITALE[/su_button]
Gli Stati Uniti che convocano un briefing di guerra in una loro base in Germania (scegliendo alla carta gli invitati anche tra i Paesi Nato) per spingere a dare più armi per «vincere», e la Gran Bretagna, fresca di Brexit anti Ue, che prende la testa delle operazioni, per non parlare dei “reprobi” polacchi, dicono molto di come sia messa male l’Europa in questa guerra di Putin, che tende a diventare mondiale.
Come siamo arrivati a questo punto? Proviamo a guardare indietro, per ritrovare la capacità di farlo in avanti.
Una Europa di pace, dall’Atlantico agli Urali, cioè dal Portogallo alla Russia. Era ciò che voleva il movimento contro gli euromissili ad Ovest ed Est che caratterizzò gli anni Ottanta. Che poi quella prospettiva era anche di Enrico Berlinguer e del suo eurocomunismo, di Willy Brandt con la Ostpolitik, di Olof Palme.
Pershing e Cruise, i supermissili, furono l’ultima fiammata della Guerra fredda. Poi il crollo del muro, la fine dell’Urss, nonostante Gorbaciov; Eltsin, pupillo dell’Occidente, e poi Putin.
Per trentatré anni la globalizzazione con una espansione senza freni del capitalismo è sembrata avere in mano le magnifiche sorti e progressive. Poi tre …