Prima del 2020 un lavoratore su 8 era in povertà lavorativa. Nel 2019 l’11,8% dei lavoratori italiani era a rischio di povertà, oltre 2,5 punti percentuali sopra la media europea. I working poor sono passati dal 10,3% al 13,2% della forza lavoro di riferimento tra il 2006 e il 2017. Sono questi alcuni dati contenuti nel rapporto “Disuguitalia: ridare valore, potere e dignità al lavoro”. In Italia si lavora e si rimane poveri, anche da lavoratori. Quasi un lavoratore su 5 percepiva nel 2017 una retribuzione bassa con il rischio più elevato per gli occupati in regime di part-time. Si conferma la maggiore vulnerabilità delle donne: il lavoro povero è più diffuso nel segmento femminile della forza lavoro con la quota delle lavoratrici con bassa retribuzione attestatasi al 27,8% nel 2017 a fronte del 16,5% tra i lavoratori uomini. Un lavoratore su otto vive in una famiglia con un reddito disponibile insufficiente a coprire i propri fabbisogni di base. Il report scritto da Mikhail Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia, racconta che nel Paese esiste un serio problema di dignità del lavoro. Se un impiego non basta per sopravvivere significa che il mercato serve a una parte sola. È qualcosa che dovrebbe sollevare un dibattito politico enorme e invece rimarrà incagliato tra le pagine dei giornali e nella desolazione delle famiglie. Oxfam critica anche il Pnrr, che «assomiglia più a una sommatoria di interventi che a un’organica agenda di sviluppo» e manca di una solida visione di politica industriale. I comparti su cui si punta sono costruzioni, edilizia, commercio: quelli in cui i posti di lavoro tendono ad essere poco qualificati, precari e scarsamente pagati. La maggior parte delle risorse in capo al ministero dello Sviluppo è destinata a incentivi alle imprese senza condizionalità in termini di innovazione, sostenibilità, tenuta dei livelli occupazionali e qualità del lavoro. L'articolo 36 della Costituzione dice che «il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se' e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa». L'articolo 36 dovrebbe campeggiare sui programmi elettorali dei partiti per le prossime elezioni. Come ci si salva da un lavoro che non fa uscire dalla povertà? Oxfam propone di:
  • limitare l’uso di deroghe - da parte delle stazioni appaltanti che struttureranno i bandi del Pnrr e del Piano nazionale degli investimenti complementari (Pnc) - al vincolo imposto agli operatori economici aggiudicatari di destinare ai giovani sotto i 36 anni di età e alle donne almeno il 30% dell’occupazione aggiuntiva creata in esecuzione del contratto, per evitare il rischio di veder perpetuate vulnerabilità esistenti, soprattutto con riferimento alla nuova occupazione femminile;
  • garantire un robusto monitoraggio del rispetto della clausola occupazionale prevedendo flag specifici per le nuove assunzioni da parte degli aggiudicatori dei bandi del Pnrr e del Pnc all’interno del sistema delle comunicazioni obbligatorie;
  • ampliare le condizionalità alla qualità del nuovo lavoro creato -grazie ai bandi del Pnrr e del Pnc e agli incentivi pubblici alle imprese - per garantire una più equa condivisione, tra i fattori produttivi, dei benefici ricavati dalle nuove attività finanziate o supportate dall’operatore pubblico;
  • disincentivare l’utilizzo dei contratti a termine, con previsione di causali stringenti e circoscritte e introdurre limitazioni all’esternalizzazione del lavoro mediante appalti a imprese multiservizi;
  • previo accordo tra le parti sociali, sui criteri di misurazione della rappresentatività sindacale e datoriale, estendere per via legislativa l’efficacia erga omnes dei contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati tra soggetti maggiormente rappresentativi;
  • introdurre un salario minimo legale, per colmare gli ambiti di attività non coperti dai contratti collettivi e rafforzare il potere negoziale dei lavoratori autonomi che condividono alcune caratteristiche con i lavoratori subordinati. Per stabilire la definizione della retribuzione da assumere come soglia e l’ammontare della soglia stessa, è necessaria l’istituzione di un organo collegiale (con rappresentanza paritetica delle parti sociali), titolare anche della verifica e della definizione di criteri di aggiornamento periodico dell’ammontare della misura da attuare tenendo conto della congiuntura economica, dell’andamento dei salari contrattuali e dell’evoluzione del sistema tax-benefit.
Buon venerdì. </a

Prima del 2020 un lavoratore su 8 era in povertà lavorativa. Nel 2019 l’11,8% dei lavoratori italiani era a rischio di povertà, oltre 2,5 punti percentuali sopra la media europea. I working poor sono passati dal 10,3% al 13,2% della forza lavoro di riferimento tra il 2006 e il 2017. Sono questi alcuni dati contenuti nel rapporto “Disuguitalia: ridare valore, potere e dignità al lavoro”.

In Italia si lavora e si rimane poveri, anche da lavoratori. Quasi un lavoratore su 5 percepiva nel 2017 una retribuzione bassa con il rischio più elevato per gli occupati in regime di part-time. Si conferma la maggiore vulnerabilità delle donne: il lavoro povero è più diffuso nel segmento femminile della forza lavoro con la quota delle lavoratrici con bassa retribuzione attestatasi al 27,8% nel 2017 a fronte del 16,5% tra i lavoratori uomini. Un lavoratore su otto vive in una famiglia con un reddito disponibile insufficiente a coprire i propri fabbisogni di base.

Il report scritto da Mikhail Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia, racconta che nel Paese esiste un serio problema di dignità del lavoro. Se un impiego non basta per sopravvivere significa che il mercato serve a una parte sola. È qualcosa che dovrebbe sollevare un dibattito politico enorme e invece rimarrà incagliato tra le pagine dei giornali e nella desolazione delle famiglie.

Oxfam critica anche il Pnrr, che «assomiglia più a una sommatoria di interventi che a un’organica agenda di sviluppo» e manca di una solida visione di politica industriale. I comparti su cui si punta sono costruzioni, edilizia, commercio: quelli in cui i posti di lavoro tendono ad essere poco qualificati, precari e scarsamente pagati. La maggior parte delle risorse in capo al ministero dello Sviluppo è destinata a incentivi alle imprese senza condizionalità in termini di innovazione, sostenibilità, tenuta dei livelli occupazionali e qualità del lavoro.

L’articolo 36 della Costituzione dice che «il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se’ e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa». L’articolo 36 dovrebbe campeggiare sui programmi elettorali dei partiti per le prossime elezioni.

Come ci si salva da un lavoro che non fa uscire dalla povertà? Oxfam propone di:

  • limitare l’uso di deroghe – da parte delle stazioni appaltanti che struttureranno i bandi del Pnrr e del Piano nazionale degli investimenti complementari (Pnc) – al vincolo imposto agli operatori economici aggiudicatari di destinare ai giovani sotto i 36 anni di età e alle donne almeno il 30% dell’occupazione aggiuntiva creata in esecuzione del contratto, per evitare il rischio di veder perpetuate vulnerabilità esistenti, soprattutto con riferimento alla nuova occupazione femminile;
  • garantire un robusto monitoraggio del rispetto della clausola occupazionale prevedendo flag specifici per le nuove assunzioni da parte degli aggiudicatori dei bandi del Pnrr e del Pnc all’interno del sistema delle comunicazioni obbligatorie;
  • ampliare le condizionalità alla qualità del nuovo lavoro creato -grazie ai bandi del Pnrr e del Pnc e agli incentivi pubblici alle imprese – per garantire una più equa condivisione, tra i fattori produttivi, dei benefici ricavati dalle nuove attività finanziate o supportate dall’operatore pubblico;
  • disincentivare l’utilizzo dei contratti a termine, con previsione di causali stringenti e circoscritte e introdurre limitazioni all’esternalizzazione del lavoro mediante appalti a imprese multiservizi;
  • previo accordo tra le parti sociali, sui criteri di misurazione della rappresentatività sindacale e datoriale, estendere per via legislativa l’efficacia erga omnes dei contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati tra soggetti maggiormente rappresentativi;
  • introdurre un salario minimo legale, per colmare gli ambiti di attività non coperti dai contratti collettivi e rafforzare il potere negoziale dei lavoratori autonomi che condividono alcune caratteristiche con i lavoratori subordinati. Per stabilire la definizione della retribuzione da assumere come soglia e l’ammontare della soglia stessa, è necessaria l’istituzione di un organo collegiale (con rappresentanza paritetica delle parti sociali), titolare anche della verifica e della definizione di criteri di aggiornamento periodico dell’ammontare della misura da attuare tenendo conto della congiuntura economica, dell’andamento dei salari contrattuali e dell’evoluzione del sistema tax-benefit.

Buon venerdì.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.