Nonostante procedimenti penali pendenti, i giudici civili e minorili non riconoscono le violenze contro la donna che spesso avvengono in presenza dei figli. Passano per “conflitti coniugali”. È quanto emerge dai casi analizzati dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio

Le conclusioni (amare) di un’inchiesta a tutto tondo sui giudizi civili di separazione giudiziale con domande di affidamento di figli minori e sui giudizi minorili sulla responsabilità genitoriale sono state presentate il 13 maggio scorso al Senato. Il dossier costituisce la nuova relazione della Commissione di inchiesta parlamentare sul femminicidio e ogni altra forma di violenza di genere, e ha avuto come oggetto lo studio degli atti di circa 1.500 procedimenti giudiziari del 2017. Oggetto di approfondimento della Commissione, presieduta dalla senatrice Valeria Valente e istituita il 16 ottobre 2018, sono stati inoltre 36 casi che presentano forme particolarmente gravi di vittimizzazione secondaria delle donne e dei loro figli da parte delle autorità giudiziarie e dei servizi territoriali coinvolti.

Si definisce vittimizzazione secondaria l’esposizione a pratiche giudiziarie e istituzionali, lesive dei diritti, della personalità e dell’integrità psicofisica delle donne allorché, a seguito della vittimizzazione primaria conseguente alla condotta violenta dell’ex partner nei loro confronti e nei confronti dei figli e delle figlie, accedano alla giustizia civile o penale.

L’analisi approfondita dei fascicoli ha avuto l’obiettivo «di verificare la…

 

* L’autrice: l’avvocato Teresa Manente è responsabile Ufficio legale dell’associazione Differenza Donna e consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere

L’articolo prosegue su Left del 20 maggio 2022 

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