La strage nella scuola di Uvalde non è capitata per caso. Invece di indagare sulle cause profonde della patologia mentale che porta qualcuno a sparare a dei bambini come fossero sagome di cartone, qualsiasi amministrazione Usa ha sempre risposto aumentando il livello dello scontro garantendo la facilità di accesso alle armi a chiunque

«Criminali si diventa, non si nasce». Annerito dal fumo di un incendio, inciso su una tavola di legno, questo messaggio fu trovato dai pompieri accorsi a spegnere le fiamme nella fattoria di Andrew P. Kehoe a Bath Township, nel Michigan (Usa), divampate per, fino a quel momento, motivi ignoti. Circa un’ora dopo un’altra chiamata allertò i vigili del fuoco della piccola cittadina a nordest di Landing, la capitale dello Stato. Questa volta si diressero verso la scuola elementare Bath consolidated school: qualcuno l’aveva fatta saltare in aria con la dinamite.

Mentre procedevano le operazioni di spegnimento e soccorso dei bambini e degli insegnanti sopravvissuti, una terza deflagrazione avvenne di fronte all’edificio scolastico distrutto. Un Ford pickup esplose dopo che il guidatore aveva sparato all’esplosivo che si trovava sul sedile posteriore. Con lui morirono altre persone che erano nei pressi. Il conducente del pickup era Andrew P. Kehoe.

In breve tutto divenne chiaro: prima di suicidarsi era stato lui a distruggere la propria fattoria con una bomba incendiaria, e successivamente la Bath Consolidated school con centinaia di kg di tritolo che aveva piazzato durante dei lavori che gli erano stati commissionati quasi un anno prima dalla direzione dell’istituto di cui tra l’altro era tesoriere. In tutto Kehoe uccise 45 persone e ne ferì altre 58. La maggior parte delle vittime erano piccoli scolari tra i 7 e i 13 anni.

Era la mattina del 18 maggio 1927 e l’attentato compiuto dal fattore di Bath Township, a distanza di 95 anni rappresenta, in termini di vite umane, il più grave massacro scolastico nella storia degli Stati Uniti. Più degli eccidi al Virginia Polytechnic institute del 16 aprile 2007 (33 morti compreso l’autore, e 29 feriti) e alla Sandy Hook elementary school del 14 dicembre 2012 (27 morti tra i quali 20 bambini di 6-7 anni). Più del tristemente famoso “bowling” alla Columbine high school del 20 aprile 1999 (13 morti, oltre i due autori suicidi). Più di quello compiuto dal 18enne Salvador Ramos alla Robb elementary school di Uvalde in Texas il 24 maggio scorso: 19 bambini e due insegnanti, oltre il responsabile. Più di quello alla Stoneman Douglas high school di Parkland (2018, 17 morti), più di… Fa gelare il sangue la scia di morti nelle scuole Usa in un secolo, così come è agghiacciante e umanamente intollerabile il fenomeno delle sparatorie di massa entro cui queste rientrano. Gun violence archive, un sito che tiene questa triste “contabilità”, ha calcolato che nel solo 2022, negli Stati Uniti, 213 comunità hanno vissuto una sparatoria di massa. Ben 23 sono avvenute in istituti scolastici. Per farsi un’idea, s’intende per “sparatoria di massa” un episodio in cui almeno quattro persone (ad eccezione del killer) sono vittime di violenza da armi. Di fronte a tutto questo, il Paese più potente del pianeta sembra totalmente inerme e incapace di organizzare un’efficace rete di prevenzione e di protezione. Non è capace? Non vuole? Non può? Vuole ma non può? Gli Stati Uniti, oltre…

L’inchiesta prosegue su Left del 3 giugno 2022 

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Scrivevo già per Avvenimenti ma sono diventato giornalista nel momento in cui è nato Left e da allora non l'ho mai mollato. Ho avuto anche la fortuna di pubblicare articoli e inchieste su altri periodici tra cui "MicroMega", "Critica liberale", "Sette", il settimanale uruguaiano "Brecha" e "Latinoamerica", la rivista di Gianni Minà. Nel web sono stato condirettore di Cronache Laiche e firmo un blog su MicroMega. Ad oggi ho pubblicato tre libri con L'Asino d'oro edizioni: Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L'Italia, la Chiesa e i desaparecidos (2015); e uno con Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera: Giustizia divina (2018).