Sono cresciuti nel nostro Paese. Si sentono italiani. Vorrebbero costruire qui il loro futuro. Ma strategie politiche di bassa lega continuano a escluderli. Sono centinaia di migliaia di ragazzi e le ragazze “vittime” di una legge sulla cittadinanza antiquata e discriminatoria. Nonostante tutto sperano in una svolta del Parlamento. Ecco la storia di alcuni di loro

La cittadinanza indica la condizione di appartenenza di un individuo ad uno Stato e gli conferisce diritti e doveri nei confronti del proprio Paese. Attraverso l’esercizio della cittadinanza acquisiamo il diritto di voto, la possibilità di ricoprire dei pubblici uffici, ma anche l’obbligo di pagare le tasse, rispettarne le leggi o difendere lo Stato in caso di aggressione. Da anni la legge che ne disciplina le modalità di acquisizione in Italia, la legge 91 del 1992, è al centro del dibattito politico. La campagna “Dalla parte giusta della storia” è un’iniziativa promossa principalmente da organizzazioni di giovani in attesa di cittadinanza per chiedere che la cittadinanza sia un diritto da riconoscere a quanti nascono e/o crescono in Italia e non una concessione legata alla discrezionalità dei funzionari delle prefetture. L’assunto di base è che l’Italia abbia subito delle profonde trasformazioni che rendono inadatta una legge formulata oltre trent’anni fa per tutelare la discendenza degli emigrati italiani. Rispetto ai 200mila stranieri residenti nel ’92 oggi si parla di oltre 5 milioni di cittadini di origine straniera. Una riforma impatterebbe soprattutto sui giovani che vivono in una condizione di sospensione per cui sentono di appartenere al contesto italiano, perché nati o cresciuti qui, ma sono costretti ad attendere ben oltre i dieci anni richiesti dalla legge prima di…

*L’autrice: Ada Ugo Abara è una project manager di origine nigeriana, specializzata in cooperazione, sviluppo e tecnologie digitali. Attivista sociale e politica, è co-fondatrice di Arising africans Aps, una delle associazioni promotrici della campagna “Dalla parte giusta della storia”.

L’articolo prosegue su Left del 24 giugno 2022 

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