Il Coordinamento ItalyChurchToo - di cui Left è tra i fondatori - chiede alla Conferenza episcopale italiana misure concrete e trasparenti a cominciare da una vera commissione indipendente che indaghi a fondo sui crimini compiuti nei confronti dei minori e delle donne da parte di appartenenti al clero

Il 27 maggio, in conferenza stampa, il neo-presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), card. Matteo Maria Zuppi, ha illustrato quella che ha definito la “via italiana” nella lotta agli abusi nella Chiesa, in cinque punti. In una nota diffusa il 23 giugno, il Coordinamento valuta le cinque linee d’azione non solo carenti, ma segno di una direzione divergente rispetto all’assunzione di responsabilità e trasparenza richieste. Andiamo per ordine:

1. Potenziamento della rete dei referenti diocesani e dei relativi Servizi per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili e
2. Implementazione della costituzione dei Centri di ascolto

Il Coordinamento ritiene che i servizi diocesani per la tutela dei minori, così come sono concepiti, non abbiano le caratteristiche di terzietà necessarie per accogliere la denuncia delle vittime, spesso restie a rivolgersi a un centro istituito dalla stessa istituzione all’interno della quale hanno vissuto l’abuso. La resistenza a fare riferimento a tali centri è spesso aggravata dalla presenza di preti quali referenti diocesani; nel merito, i Centri d’ascolto, inoltre, lungi dall’offrire una disponibilità di contatto continuativa e articolata, sono spesso affidati a singole figure con una limitata offerta di tempi e qualità di ascolto.

3. Realizzazione di un primo Report nazionale – poi annuale – sulle attività di prevenzione e formazione e sui casi di abuso segnalati o denunciati alla rete dei Servizi diocesani e interdiocesani negli ultimi due anni (2020-2021), raccolti e analizzati da un Centro accademico di ricerca, ai fini di un monitoraggio permanente dei dati e dell’efficacia delle attività messe in campo.

Il Coordinamento ritiene inutile, per i motivi di cui sopra, un Report annuale basato sui soli dati raccolti dai servizi diocesani, destinati a risultare gravemente lacunosi e parziali e, pertanto, a fornire un’immagine falsata del fenomeno. La collaborazione con un Centro accademico di ricerca in fase di analisi dei dati non costituisce quella garanzia di indipendenza necessaria a raggiungere la conoscenza più ampia possibile del fenomeno, che può essere ottenuta soltanto grazie all’accessibilità di tutti gli archivi ecclesiali, messi a disposizione di un Ente o una commissione super partes dotata di altissima competenza interdisciplinare.

4. Analisi quantitativa e qualitativa dei dati custoditi presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, facenti riferimento a presunti o accertati delitti perpetrati da chierici in Italia nel periodo 2000-2021, condotta in collaborazione con Istituti di ricerca indipendenti.

Il Coordinamento ritiene insufficiente il ricorso ai dati in possesso della CDF, che notoriamente costituiscono solo il dato emerso e giusto a definizione processuale canonica.
Ritiene, inoltre, discriminatorio l’arco temporale preso in esame, in quanto escludente le vittime emerse in tempi precedenti, ma anche quelle non emerse in quanto non ancora giunte a maturazione della consapevolezza dell’abuso subìto, il cui tempo è stato attestato, anche in sede scientifica, fino a 30, persino 40 anni; tale arco temporale risulta inoltre insufficiente a determinare sia contesti in cui l’abuso sia stato sistemico, sia dinamiche strutturali più profonde, che solo possono essere individuati esaminando un periodo più ampio. Inoltre, non sono state pronunciate parole chiare in merito al tema dei risarcimenti morali ed economici, passaggi essenziali per dare concretezza alla ricerca di verità e all’offerta di giustizia.

5. Partecipazione della CEI in qualità di invitato permanente all’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, istituito con legge 269/1998.

Il Coordinamento ritiene inappropriata tale partecipazione, soprattutto alla luce della previa necessità di operazioni di verità e di giustizia che devono precedere qualsiasi sguardo su un futuro di prevenzione – al quale l’Osservatorio è per natura vocato, nonostante lunghissimi periodi di inattività –, nonché qualsiasi coinvolgimento diretto della CEI in qualità di “invitato permanente”.

I vescovi definiscono queste cinque linee di azione «non un elenco chiuso a eventuali sviluppi, tutt’altro: è volontà dei Vescovi compiere qualsiasi passo perché il fenomeno degli abusi venga contrastato decisamente, promuovendo ambienti sicuri e a misura dei più piccoli e vulnerabili».

Il Coordinamento ritiene che l’orientamento impresso all’operazione complessiva costituisca una scelta di campo ben precisa, difficilmente passibile di aggiustamenti che possano mutarne radicalmente la natura fino a trasformarla in un’operazione radicale e orientata decisamente alla verità e alla giustizia, quanto potrebbe invece essere assicurato da un’indagine indipendente.

Il mancato coinvolgimento attivo delle vittime fin nella sua concezione – realizzato, al contrario, ad esempio durante i lavori della Commissione CIASE in Francia, che hanno visto anzi la preminenza dell’ascolto dei sopravvissuti – lascia la porta aperta a gravi dubbi riguardo alla reale volontà della CEI di prendersene cura in primo luogo.

Il Coordinamento ItalyChurchToo, nato da un’iniziativa femminile che ha coinvolto donne e uomini sopravvissute/i a crimini di pedocriminalità, ad abusi psicologici e spirituali, non può non rilevare che la resistenza manifestata dalle gerarchie ad accogliere le legittime istanze di riconoscimento/riparazione di tali colpe si associa al parallelo rifiuto del riconoscimento delle offese e dei reati perpetrati nei secoli dal magistero cattolico contro il genere femminile.

Il Coordinamento ItalyChurchToo ringrazia le numerosissime persone che a vario titolo, da ogni settore della società e della cittadinanza e in particolare dalla base cattolica, dall’Italia e dall’estero, hanno aderito alle istanze promosse, dimostrando quanto sia radicato il bisogno di reale verità, giustizia e prevenzione per le sopravvissute e i sopravvissuti agli abusi.

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Per approfondire leggi l’inchiesta di Federico Tulli su Left “CHIESA E PEDOFILIA, LO STATO INESISTENTE” e visita il nostro Database, un’indagine permanente sui crimini compiuti dal clero italiano, che non si limita al mero calcolo statistico ma – per contribuire a sradicarlo dalla nostra società – indaga le cause profonde della sconcertante diffusione di questo reato violentissimo all’interno della Chiesa dando la parola alle vittime e ad esperti LAICI di varie discipline: psichiatri, avvocati, psicoterapeuti, magistrati, storici, sociologi etc

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