L’ipotesi dell’autonomia differenziata, attraverso il disegno di legge quadro della ministra Gelmini, rischia di diventare realtà acuendo ancora di più il divario tra Nord e Sud. E ora, per la riscossa del Mezzogiorno, nasce una rete politica e culturale a sinistra

In questa drammatica fase storica, fra guerra, pandemia e carestia, c’è l’urgente necessità in Italia di capovolgere la prospettiva geografica e in ottica euromediterranea iniziare ad operare politicamente per imprimere una grande spinta da Sud per controbilanciare la logica che da più di 160 anni prevale e mantiene ogni centro di potere finanziario, politico, culturale al Nord e che vede il Mezzogiorno solo come una colonia interna estrattiva. È ovvio che questo può avvenire solo in un’ottica marxista e deve necessariamente fare leva con chi non è compromesso da decenni di connivenza politica e finanziaria con l’“asse del Nord” e con la conseguente teoria della “locomotiva”, al fine di dare una degna e resistente rappresentanza ai territori del Sud, creando una sinergia positiva con quelle forze progressiste presenti in tutta la penisola che troppo spesso non hanno voce sui media, ma soprattutto per dare risposte concrete a tutti i cittadini, del Sud così come del Nord. Il tutto non in ottica revanscista, ma solo in rispetto dei principi costituzionali.

Quello che sta succedendo con l’accelerazione impressa dalla ministra Mariastella Gelmini sull’autonomia differenziata è infatti emblematico. La ministra degli Affari regionali ha prima ventilato di voler mettere in “soffitta” i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), per poi procedere la scorsa settimana, con un vertice romano fra i soli presidenti delle Regioni del Nord, cioè Veneto, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Toscana, per la condivisione definitiva della bozza di legge quadro sull’autonomia differenziata, il cui obiettivo strategico è mettere in cassaforte il frutto dei reiterati scippi perpetrati, a Costituzione rovesciata, ai danni del Sud, grazie alla legittimazione definitiva del “grimaldello” della spesa storica.  Questo senza nessuna condivisione preventiva del testo e discussione in Parlamento, ma tutto nelle segrete stanze. Scriveva Gramsci: «Poche mani, non sorvegliate da controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora perché non se ne preoccupa», o come in questo caso, perché i media non hanno mai approfondito il tema, spesso preoccupandosi più di blandire i governanti che non denunciare lo stato delle cose. Se la cantano e se la suonano da soli, esautorando il Parlamento, le Regioni meridionali, i cittadini.

Chi si richiama agli… 

* L’autore: Natale Cuccurese è presidente del Partito del Sud

L’articolo prosegue su Left dell’1 luglio 2022 

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