Draghi ad Ankara sorride e stringe la mano a quell'Erdogan che aveva definito un «dittatore di cui si ha bisogno», affermando che «Italia e Turchia sono partner, amici, alleati»

Giusto qualche giorno fa i draghiani più draghiani dello stesso Draghi (non c’è nemmeno bisogno di specificare di quali micropartiti, è fin troppo facile) difendevano il padrone del governo dei migliori che non rispondeva e poi tornava piccato da una giornalista del Corriere della sera che si era permessa di chiedere al presidente del Consiglio cosa pensasse dei curdi regalati a Erdogan in cambio dell’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia.

“Non è affar suo”, ci spiegavano gli azionisti e soprattutto gli italiani vivi, convinti che la politica per Draghi sia una perdita di tempo che debba giustamente trattare con sufficienza. La risposta è comunque arrivata ieri dal vertice di Ankara dove Draghi (che un anno fa definiva il presidente turco Recep Tayyip Erdogan «un dittatore», di cui si ha comunque «bisogno» e con il quale occorre dunque «cooperare» per assicurare gli interessi del nostro Paese) si è fatto fotografare sorridente con il dittatore affermando che «Italia e Turchia sono partner, amici, alleati».

Il motivo di questo cambio repentino è facile da indovinare: «La Turchia è oggi il primo partner commerciale per l’Italia nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa – spiega Draghi -. Nel 2021 l’interscambio è stato di quasi 20 miliardi di euro, in crescita del 23,6% rispetto all’anno precedente». Così è tutto un firmare di ministri, fottendosene allegramente di un dittatore ora diventato amichetto del cuore.

Risuonano le parole di Salih Muslim, presidente del partito curdo-siriano, il Pyd: «I Paesi occidentali non stanno tenendo conto delle conseguenze del proprio sostegno al regime turco. Sanno che la Turchia ha incarcerato centinaia di giornalisti, politici e magistrati. E che ha commesso crimini di guerra in Rojava contro i curdi. Tuttavia, Usa ed Europa chiudono un occhio su tutto ciò per tutelare i propri interessi. Noi, al contrario, rappresentiamo i valori di democrazia, umanità e libertà. Se sono onesti, devono stare con noi. Questo, alla lunga, servirà per portare stabilità e progresso nel Medio Oriente».

Buon mercoledì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.