Relazioni pericolose con esponenti dell’ultradestra. Esternazioni e proclami razzisti e sessisti. Promozione della “cultura” del Ventennio. Così il partito di Giorgia Meloni tiene vivo il legame, coltivato fin dalla sua fondazione, con la galassia nera del nostro Paese

Da quando si è costituito, nel 2012 – potremmo dunque dire fin dall’inizio – il partito Fratelli d’Italia, fondato da Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto, in uscita dal Popolo della libertà guidato da Silvio Berlusconi, ha intrattenuto rapporti non occasionali e alla luce del sole con formazioni neofasciste. Si pensi ad alcuni eventi nei suoi primi anni di vita, pressoché ignorati, anche visti i modesti risultati elettorali che la nuova formazione conseguiva. Nelle elezioni politiche del 2018 FdI poteva contare sul 4,3% delle preferenze alla Camera e sul 4,26% al Senato, ben lontano dai fasti attuali e dai sondaggi di questi giorni che ormai lo indicano stabilmente come il primo partito nelle preferenze degli italiani. Durante la festa del partito che si è tenuta nell’ottobre dello stesso 2018, a Milano, furono invitati come relatori il segretario nazionale di Forza nuova, Roberto Fiore, e un esponente dell’associazione Memento, impegnata nel far rivivere il ricordo degli squadristi fascisti degli anni Venti, nonché quello dei caduti repubblichini nel Secondo conflitto mondiale. Un’associazione legata a Lealtà azione, il raggruppamento nato da una costola del circuito neonazista degli Hammerskins, che tra i propri riferimenti “ideali” annovera Léon Degrelle, ex generale delle Waffen-Ss, giudicato nel dopoguerra come criminale di guerra, e Corneliu Codreanu, il fondatore della Guardia di ferro rumena, distintasi tra gli anni Trenta e Quaranta per i suoi spaventosi pogrom antiebraici e la sua collaborazione con i nazisti. 

Nelle viscere del partito

Da allora è stato un continuo crescendo, fino ai giorni nostri, non solo di relazioni intrattenute con esponenti della destra neofascista, su cui torneremo, ma di episodi in cui a manifestare il proprio credo estremista sono stati gli stessi dirigenti e militanti del partito. Ne citiamo tre emblematici assai recenti: l’omaggio pubblico a Verona (marzo 2021) da parte di Gioventù nazionale, ovvero i giovani di FdI, proprio a Léon Degrelle; la presentazione da parte della sezione locale di FdI a Civitavecchia (novembre 2021) di un libro apologetico in favore di Rodolfo Graziani, il generale italiano massacratore di migliaia di etiopi nel 1937, poi comandante dell’esercito di Salò; il voto decisivo in Consiglio comunale a Carpi, in provincia di Modena (aprile 2022), per impedire la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Fatto in verità non unico e isolato. Ma soprattutto sono state le esternazioni di diversi candidati nelle elezioni parziali amministrative del 2021 ad aver mostrato ciò che vive nelle file di questo partito in termini di nostalgia del Ventennio. Candidati, come hanno riportato le cronache dei giornali, che…

L’articolo è tratto da Left del 22-28 luglio 2022 

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