Da alcune settimane il sistema politico e gli organi di stampa fingono di dimenticare l’esistenza stessa delle curde e dei curdi. Noi di Left, che abbiamo sempre dato voce alla loro aspirazione di liberazione e autodeterminazione, non a caso ne parliamo, continueremo a seguirne le complesse vicende. Soprattutto ora, perché è a rischio la straordinaria esperienza di lotta e governo del Rojava, perché la rete del confederalismo democratico rischia di essere spazzata via, dopo l’infame memorandum tra Erdoğan, Nato, Svezia, Finlandia. In questi giorni, nel Medio Oriente, in quanto incide profondamente sugli assetti di potere e militari, il tema è centrale. Mentre in Europa è rimosso, anche per vergognosa ipocrisia.
Della situazione ha parlato, qualche giorno fa, Hisyar Ozsoy, vice copresidente e importante portavoce di Hdp, il partito turco di opposizione, represso brutalmente da Erdoğan, rappresentante di centinaia di comuni turchi, con altissime percentuali di voti in alcune zone. Il pensiero di Ozsoy è che Erdoğan sta cercando di «militarizzare ulteriormente la questione curda, facendone, ipocritamente, una questione Nato» (cioè anche europea e italiana). Ora anche Svezia e Finlandia hanno il loro “problema curdo”, dopo aver firmato il Memorandum trilaterale con la Turchia al vertice Nato, a Madrid il 28 giugno. Non sottovalutiamo un tema fondamentale: l’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato sarà ancora un lungo processo. Tutti gli Stati membri della Nato, infatti, dovranno votare nei propri Parlamenti per approvare l’ammissione. Noi di Left saremo, ovviamente, in prima fila, con la nostra informazione e formazione, per favorire, nel Parlamento italiano, l’aggregazione di una opposizione al Memorandum/ricatto di Erdogan e Stoltenberg, che sacrifica il popolo curdo per motivi di potenza, di accumulazione finanziaria, per interessi geopolitici.
È fondamentale, in questo quadro, continuare la lotta, anche giuridica, presso la Corte del Lussemburgo, affinchè il Pkk sia cancellato dall’elenco delle organizzazioni terroristiche. Così come è decisivo continuare a sostenere la resistenza delle Ypg e del Pyd, eroici e, soprattutto, eroiche combattenti che stanno contrastando la conquista, da parte dell’esercito turco, di intere regioni dell’Iraq e della Siria. Il portavoce dell’Hdp assegna un ruolo fondamentale alla solidarietà internazionale: «Dovrà continuare a fornire supporto attraverso strutture civili, organizzazioni umanitarie, appoggi, anche materiali e finanziari, all’Amministrazione autonoma eroica del Rojava e alle forze democratiche siriane (Sdf)». Insomma, tenta di farci capire Ozsoy, la situazione è complessa, ma occorre impegnarsi da subito perché non tutto è perduto.
«La Turchia, come sappiamo, non ha una separazione dei poteri; ma la Svezia sì. Il governo svedese non può semplicemente dire ad un tribunale di estradare questa o quella persona. I tribunali non possono lavorare per ordine del governo. Ad esempio, se due membri del governo svedese tentassero di estradare Ragip Zarakolu, il governo cadrebbe. Con gravi ripercussioni. Non è così semplice». Ozsoy sottolinea anche che diverse persone per le quali la Turchia chiede l’estradizione hanno completato le procedure di asilo ed ora sono cittadini svedesi completamente naturalizzati. La loro estradizione non è più possibile. «La Svezia ha una piccola ma vivace comunità curda di circa centomila persone, molte delle quali sono da Erdoğan politicamente perseguitate. Ma diversi cittadini svedesi di origine curda sono attivi in politica a vari livelli». Richiama noi europei, noi italiani all’impegno ed al controllo democratico.