Sembra probabile (a oggi, ma il quadro potrebbe cambiare) che Letta miri a una alleanza con Fratoianni e Bonelli a sinistra e Calenda a destra, compresi Gelmini e Brunetta e compagnia cantante

Questa legge elettorale è un disastro. Questa cosa va chiarita subito perché non è ben chiara: un partito deve avere almeno il 3% dei voti oppure presentarsi in una coalizione di partiti che ottengono insieme il 10% per eleggere i suoi in Parlamento. Ecco perché ieri Enrico Letta ha parlato di “alleanza elettorale” e non di “coalizione” ed ecco perché ha puntualizzato che gli eletti del Partito Democratico risponderanno al programma del Pd e non a un indefinito programma di coalizione.

Chiarito questo ieri il segretario del Pd ha illustrato la sua strategia: fingersi di centrodestra per prendere i voti del centrodestra e riuscire a battere la destra. Qualcuno dei suoi giustamente ha posto il tema dei voti che così si perderebbero a sinistra (quella che Calenda chiama amichevolmente “frattaglie”) ma il tema non sembra per ora molto sentito. Così sembra davvero probabile (a oggi, ma sono giorni convulsi in cui potrebbe cambiare il quadro) che Letta miri a una coalizione con Fratoianni e Bonelli a sinistra e Calenda a destra, compresi Gelmini e Brunetta e compagnia cantante. Fratoianni e Calenda si faranno la guerra fino all’ultimo ma poi in nome della “responsabilità” potrebbero decidere di andare fino in fondo, questa è la sensazione diffusa. Renzi, per ora, è fuori. Ma nei prossimi giorni ci sarà da preparare le liste e gli animi si scalderanno.

A sinistra Luigi De Magistris, Potere al Popolo e Rifondazione si avvicinano all’assemblea che darà il via a “Unione Popolare”. De Magistris vorrebbe coinvolgere il M5S (i contatti sono continui) ma Potere al Popolo non vede di buon occhio l’ingresso del partito che firmò i decreti sicurezza con Salvini (solo per citare uno dei tanti punti critici). Anche in questo caso la sensazione, a oggi, è che l’alleanza elettorale dovrebbe rimanere così. In attesa degli eventi.

Si fa strada l’ipotesi che il Movimento 5 Stelle corra da solo. L’idea è di far rientrare Di Battista, Raggi e Appendino. Tra le condizioni poste c’è quella di “tornare alle origini” e non allearsi con nessuno.

A destra invece si stanno scornando per la leadership. Giorgia Meloni sa di avere più voti ma teme l’asse Berlusconi-Salvini (immaginatevi tra l’altro lo scorno di essere comandati da una donna). Meloni ha chiesto che si chiarissero le modalità con cui il centrodestra sceglie il presidente del Consiglio. Berlusconi ha risposto senza rispondere. Tra l’altro da quelle parti c’è già profumo di festa e champagne. Ed è una leggerezza che potrebbero pagare cara.

Non male come inizio.

Buon mercoledì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.