Dal 31 agosto al via la Biennale cinema che compie 90 anni e che in questa edizione conta la presenza di opere di 56 Paesi, tra cui anche il film di Jafar Panahi, il regista dissidente iraniano che è in carcere

Manca davvero pochissimo all’apertura della 79esima Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia – diretta da Alberto Barbera – che si terrà dal 31 agosto al 10 settembre. E, anche quest’anno, l’attesa è accompagnata da grande entusiasmo ed emozione sia per gli appassionati cinefili che per gli addetti ai lavori. Un’edizione che conta ben 56 Paesi presenti (qui il programma) e che si apre all’insegna di due importanti anniversari: la celebrazione dei novant’anni dalla sua fondazione (la prima Esposizione d’arte cinematografica si tenne nel 1932) e i dieci anni di attività della Biennale College Cinema.

Sul red carpet del Lido sfileranno ospiti italiani e internazionali, tra i quali Julianne Moore, scelta per presiedere la Giuria internazionale del Concorso, che assegnerà il Leone d’Oro per il miglior film e gli altri premi ufficiali. L’attrice statunitense – vincitrice dell’Oscar per Still Alice (2014), e premiata al festival di Berlino per le sue interpretazioni in The Hours (2002) e in Maps to the Stars (2014), e a Venezia per Lontano dal paradiso (2002) – sarà affiancata da Mariano Cohn, Leonardo Di Costanzo, Audrey Diwan, Leila Hatami, Kazuo Ishiguro e Rodrigo Sorogoyen.

Una immagine del film White Noise di Noah Baumbach

White Noise, atteso film d’apertura della Mostra, segna il ritorno al Lido – dopo Storia di un matrimonio presentato nel 2019, in concorso, a Venezia 76 – del regista e sceneggiatore statunitense Noah Baumbach autore, tra gli altri, di The Squid and the Whale (2005), Frances Ha (2012) e The Meyerowitz Stories (2017). Interpretato da Adam Driver e Greta Gerwig, White Noise è tratto dall’omonimo romanzo di Don DeLillo il quale, afferma Baumbach, «cattura perfettamente l’assurdità, l’orrore e la follia dell’America» della fine degli anni Ottanta. «L’ho riletto nei primi mesi del 2020 e mi è sembrato come se fosse adesso».

Altro grande ritorno è quello del regista messicano Alejandro G. Iñarritu, ospite nel 2014, a Venezia 71, con Birdman. Presentato in concorso, Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades è, come Iñarritu stesso afferma, il racconto di un viaggio, «un viaggio tra realtà e immaginazione», dove la storia privata di Silverio, un noto giornalista e documentarista messicano che vive a Los Angeles, si intreccia con la storia della sua terra natale, il Messico.

Tra le altre pellicole internazionali, sempre in concorso, Blonde di Andrew Dominik – tratto dall’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates – ripercorre la vita dell’icona hollywoodiana Marilyn Monroe dall’ascesa al successo fino alla tragica scomparsa avvenuta sessant’anni fa. Nel cast Ana de Armas e Adrien Brody.

E ancora, con Shab, Dakheli, Divar (Oltre il muro), il regista Vahid Jalilvand – ispiratosi a un famoso poeta iraniano – si interroga, attraverso la storia di Ali e della fuggitiva Leila, sui concetti di rinascita e di speranza.
Argentina, 1985 è il film di Santiago Mitre ispirato alla storia vera dei procuratori Julio Strassera e Luis Moreno Ocampo – interpretati da Ricardo Darín e Peter Lanzani -, i quali nel 1985 seguirono coraggiosamente le indagini sulla fase più sanguinosa della dittatura militare argentina, perseguendone i responsabili.
The Banshees of Inisherin di Martin McDonagh, con Colin Farrell e Brendan Gleeson, segue le vicende di Padraic e Colm, due amici di vecchia data. A fare da scenario, una remota isola al largo della costa occidentale dell’Irlanda.

The Son di Florian Zeller con Hugh Jackman e Laura Dern affronta il tema dei complessi legami familiari e della malattia mentale.
E, con Les enfants des autres, Rebecca Zlotowski racconta la storia intima di una donna che si innamora di un padre single e del rapporto profondo che stringe con Leila, la figlia di quattro anni dell’uomo.

Tár di Todd Field è ispirato alla vita della prima donna, nella storia, a divenire direttrice di una delle più importanti orchestre tedesche di musica classica. Come sottolinea il regista, il copione del film «è stato scritto per un’artista: Cate Blanchett. Se avesse rifiutato, il film non avrebbe mai visto la luce. … Sotto ogni punto di vista, questo è il film di Cate».

 

Il regista dissidente iraniano Jafar Panahi

Khers Nist (Gli orsi non esistono) di Jafar Panahi – vincitore del Leone d’Oro nel 2000 con il film Il cerchio -, è il ritratto di due storie d’amore, alle prese con le influenze della superstizione e le dinamiche del potere. La proiezione sarà preceduta da un flash-mob, organizzato dalla Biennale a «dimostrazione della massima solidarietà del mondo del cinema nei confronti del regista e di tutti i colleghi che si trovano nella sua situazione». Panahi, cineasta dissidente iraniano già arrestato e condannato in passato, è stato nuovamente privato della libertà personale lo scorso luglio per aver manifestato, insieme ad altri suoi colleghi, per l’arresto di altri due registi, Mohammad Rasoulof e Mostafa Aleahmad, a seguito delle proteste contro la violenza militare sui civili iraniani.

Ancora uno sguardo alla selezione ufficiale dei film in concorso, passando in rassegna alcune delle pellicole italiane presenti: Bones and All di Luca Guadagnino (co-produzione Usa) adattamento dell’omonimo romanzo di Camille DeAngelis, con Taylor Russell e Timothée Chalamet nei panni di Maren e Lee alle prese con il primo amore.

Una immagine del film L’immensità di Emanuele Crialese con Penelope Cruz

L’immensità di Emanuele Crialese con Penélope Cruz – a Venezia 79 anche nella sezione Orizzonti con il film En los márgenes (On the Fringe) di Juan Diego Botto – e Vincenzo Amato, ambientato nella Roma degli anni Settanta, racconta la storia di Clara e Felice e della loro impossibilità a separarsi, nonostante la fine del loro rapporto. «L’immensità è il film che inseguo da sempre», dichiara il regista «è sempre stato “il mio prossimo film”, ma ogni volta lasciava il posto a un’altra storia, come se non mi sentissi mai abbastanza pronto, maturo, sicuro. È un film sulla memoria che aveva bisogno di una distanza maggiore, di una consapevolezza diversa».

All’interno della selezione ufficiale – Fuori Concorso, si segnalano: The Hanging Sun di Francesco Carrozzini con Alessandro Borghi e Peter Mullan, tratto dal libro Midnight Sun di Jo Nesbø, Living di Oliver Hermanus ispirato al film Ikiru di Akira Kurosawa, Dreamin’Wild di Bill Pohlad (dal romanzo Fruitland di Steven Kurutz) con Casey Affleck e Zooey Deschanel, Kõne Taevast (Call of God) di Kim Ki-duk. Infine, Dead for a Dollar, con Christoph Waltz e Willem Dafoe, di Walter Hill (I guerrieri della notte, 48 ore, Ancora vivo), al quale verrà assegnato il premio Cartier Glory to the Filmmaker.

Nella sezione Orizzonti, particolarmente attenta agli autori emergenti, alle cinematografie minori e meno conosciute, troviamo: Obet (Vittima) di Michal Blasko, che racconta la storia di Irina, un’immigrata ucraina in cerca di giustizia in una società razzista, Innocence di Guy Davidi, un documentario tratto dagli inquietanti diari tenuti da bambini ai quali è stata negata l’infanzia, e costretti all’arruolamento; Chleb I Sól (Pane e sale) di Damian Kocur, tratto da una storia vera e interpretato da attori non professionisti: Tymek, giovane e talentuoso pianista iscritto al Conservatorio di Varsavia, torna in vacanza nella sua città natale, dove si trova ad assistere a crescenti conflitti tra alcuni abitanti del posto, un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato. Infine, La Syndacaliste di Jean-Paul Salomé con Isabelle Huppert nei panni di Maureen Kearney, la storia vera della rappresentante sindacale della centrale nucleare di una multinazionale francese che lottò per portare alla luce gli scandali al loro interno e difendere migliaia di posti di lavoro.

Zapatos Rojos di Carlos Eichelmann Kaiser, Nezouh di Soudade Kaadan, la pellicola iraniana Bi Roya (Senza di lei) di Arian Vazirdaftari e Valeria Mithatenet (Valeria si sposa) di Michal Vinik, sono alcuni dei titoli presenti, invece, nella sezione Orizzonti Extra. Della Biennale College Cinema – laboratorio di alta formazione, ricerca e sperimentazione per lo sviluppo e la produzione di lungometraggi a basso budget, dedicato a registi e produttori di tutto il mondo – si segnalano i due lungometraggi: Come le tartarughe, diretto e interpretato da Monica Dugo, e montato da Paola Traverso, e Banu di Tahmina Rafaella.

Una immagine da Come le tartarughe, regia di Monica Dugo, montaggio di Paola Traverso

Tra i film restaurati nel corso dell’ultimo anno e presentati nella sezione Venezia Classici, Stella Dallas (1925), con Belle Bennett, Ronald Colman, Lois Moran e Douglas Fairbanks Jr, diretto da Henry King, è il film scelto per la serata di pre-apertura di martedì 30 agosto. Il classico del cinema muto sarà proiettato in prima mondiale nel nuovo restauro digitale in 4K realizzato dal Museum of Modern Art (MoMA) di New York e dalla Film Foundation presieduta da Martin Scorsese. Tra le altre pellicole di Venezia Classici , Kaze no naka no mendori (Una gallina nel vento, 1948) di Yasujiro Ozu e La marcia su Roma (1962) di Dino Risi.

Dunque, grandi classici ma anche innovazione, rilanciata anche in questa edizione da Venice Immersive, nuova denominazione della sezione Venice VR Expanded, tesa ad accogliere la crescita dei media immersivi al di là delle tecnologie di Virtual Reality, includendo tutti i mezzi di espressione creativa XR – Extended Reality: video 360° e opere XR di qualsiasi durata, incluse installazioni, live performance e mondi virtuali. Sedici i progetti – sia originali che adattamenti – di Storie Immersive (11 europei e 5 da tutto il mondo), tra cui film di finzione, documentari, film animati e installazioni interattive.
Dodici saranno, invece, i cortometraggi presentati a Venezia 79. tra cui In quanto a noi (5’), con voce di Wim Wenders e A guerra finita (5’), con voce di Gino Strada, entrambi di Simone Massi, Fuori Concorso. I corti saranno disponibili gratuitamente in tutto il mondo e visibili dal sito www.labiennale.org, con proiezioni collocate per conto della Mostra sul sito operato da Festival Scope (www.festivalscope.com). Mentre i diciotto lungometraggi italiani presentati all’interno delle sezioni Fuori Concorso, Orizzonti, Orizzonti Extra e Biennale College Cinema, saranno visibili dal sito www.labiennale.org, con proiezioni collocate sul sito operato da MYmovies.it all’indirizzo www.mymovies.it/ondemand/biennalecinema/.
Fra i lungometraggi disponibili online, anche i quattro film italiani: Gli ultimi giorni dell’umanità di Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo e The Matchmaker di Benedetta Argentieri (Fuori Concorso), Notte fantasma di Fulvio Risuleo (Orizzonti Extra), e un film della Biennale College Cinema, Come le tartarughe di Monica Dugo. Grazie alla nuova piattaforma streaming Biennale Cinema Channel, ogni film sarà trasmesso a partire dalle ore 21 (ora italiana) del giorno della presentazione ufficiale, per poi rimanere disponibile per ulteriori 5 giorni.

Per giovedì 8 settembre è stata prevista un’importante iniziativa, l’Ukrainian Day, a sostegno degli artisti ucraini attraverso alcuni eventi mirati. Al panel, dopo i saluti e l’introduzione del presidente della Biennale, Roberto Cicutto, e del direttore, Alberto Barbera, parteciperanno, tra gli altri: l’ambasciatore dell’Ucraina in Italia, Yaroslav Melnyk, la responsabile del National cinema institution dell’Ucraina, Marina Kuderchuk, il regista del film Freedom on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom, Fuori concorso, Evgeny Afineevsky.
Ospiti d’eccezione e spettatori in fermento accompagnano un programma articolato e dal respiro internazionale. Si dia, dunque, inizio alla visione!

Nella foto di apertura: il manifesto della 79esima Mostra del cinema di Venezia opera di Lorenzo Mattotti