La lotta al climate-change passa per la fine delle miliardarie sovvenzioni pubbliche all’industria del petrolio, del gas e del carbone, dice il geologo: «Non è più accettabile che il peso dell’inquinamento gravi sulle nostre bollette e non su chi lo produce in massima parte»
La scienza del clima ci mostra da tempo che l’Italia, inserita nel contesto di un hot spot climatico come il Mediterraneo, risente più di altre zone del mondo dei recenti cambiamenti climatici di origine antropica e dei loro effetti, non solo sul territorio e gli ecosistemi, ma anche sull’uomo e sulla società, relativamente al suo benessere, alla sua sicurezza, alla sua salute e alle sue attività produttive». Inizia così la lettera aperta degli scienziati del clima alla politica italiana, che sotto forma di petizione sulla piattaforma di change.org ha già raccolto il sostegno di oltre 220mila persone. «Il riscaldamento eccessivo, le fortissime perturbazioni al ciclo dell’acqua e altri fenomeni meteo-climatici - scrivono i primi firmatari Carlo Barbante e Antonello Pasini (Cnr), Carlo Carraro Università Ca’ Foscari), Antonio Navarra, Università di Bologna e presidente della Fondazione Centro euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici e Riccardo Valentini (Università della Tuscia, Viterbo, e presidente della Società italiana per le Scienze del clima) - vanno ad impattare su territori fragili e creano danni a vari livelli, influenzando fortemente e negativamente anche le attività economiche e la vita sociale. Stime assodate mostrano come nel futuro l’avanzare del cambiamento climatico ridurrà in modo sensibile lo sviluppo economico e causerà danni rilevanti a città, imprese, produzioni agricole, infrastrutture».

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