Le navi delle Ong che salvano i migranti nel Mediterraneo sono finite ancora una volta nel mirino, come dimostrano le parole di Giorgia Meloni e i primi atti del ministro dell'Interno Piantedosi

L’avevamo scritto: quando il governo Meloni sarà in difficoltà si butterà contro le Ong. L’ha già fatto. Del resto dopo pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo e dopo aver sventolato la norma “anti rave” che già devono modificare perché non piace nemmeno all’interno della maggioranza sono già in stallo. Giorgia Meloni, sempre brava nel ruolo dell’untrice delle disperazioni, ha coniato una nuova definizione: «Se fai la spola tra le coste africane e l’Italia per traghettare migranti – ha accusato – violi apertamente il diritto del mare e la legislazione internazionale. Se poi una nave Ong batte bandiera, poniamo, tedesca, i casi sono due: o la Germania la riconosce e se ne fa carico o quella diventa una nave pirata». È la solita trita retorica di chi vigliaccamente non alza la voce contro i carcerieri libici e contro gli scafisti ma se la prende con le organizzazioni umanitarie che salvano meno del 15% degli sbarchi.

Del resto è comodo essere vigliacchi. Era comodo per Minniti, era comodo per Salvini, era comodo per Di Maio e ora è comodo per questi. Dai “taxi del mare” alle “navi pirata” è un percorso che dobbiamo portarci addosso come conseguenza dell’incompetenza e della disumanità. Così è bastata la prima dichiarazione non cerimoniosa della presidente del Consiglio per essere subito ricacciati nell’angolo dei dilettanti dal governo tedesco: «Per il governo federale – si legge – le organizzazioni civili impegnate nel salvataggio di migranti forniscono un importante contributo al salvataggio di vite umane nel Mediterraneo». «Salvare persone in pericolo di vita è la cosa più importante», prosegue il testo arrivato da Berlino. Che poi sottolinea: «Secondo le informazioni fornite da Sos Humanity sulla nave ‘Humanity 1’, battente bandiera tedesca, attualmente ci sono 104 minori non accompagnati. Molti di loro hanno bisogno di cure mediche». «Abbiamo chiesto al governo italiano di prestare velocemente soccorso», conclude la lettera.

Del resto sotto la propaganda c’è Piantedosi (la controfigura di Salvini messa al ministero del’Interno) che ha inviato una nota ufficiale all’Ambasciata della Repubblica Federale tedesca per chiedere di avere un quadro compiuto della situazione a bordo della “Humanity 1” in vista dell’assunzione di eventuali decisioni. La situazione è chiara: sulla Humanity 1 (bandiera tedesca) i naufraghi raccolti sono 179. La situazione a bordo si va facendo via via più difficile: ci sono oltre cento minori, il più piccolo di soli sette mesi, che stanno «soffrendo di stress psicologico. Hanno bisogno di un porto ora», dicono dalla nave. La Ocean Viking (bandiera norvegese) ospita invece 234 migranti. Sos Mediterranée, la ong francese che la gestisce, chiede da tempo un porto, considerando che tra i salvati c’è chi è in mare da ben 12 giorni. Sulla Geo Barents ci sono oltre 60 minori, tre donne incinte e casi che richiedono un intervento immediato.

Ma soprattutto c’è la legge: è un obbligo per gli Stati fornire il ‘place of safety’ alle navi che sono state impegnate in operazioni di ricerca e soccorso e che trasportano a bordo i sopravvissuti. Se Giorgia Meloni vuole risolvere il problema dell’immigrazione usata dalla Libia come rubinetto per ricattare l’Europa sarà costretta a fare politica, quella vera, nelle sedi europee. Le stesse sedi che ha irriso per anni per fomentare i suoi elettori e da cui si presenta oggi con il cappello in mano per chiedere aiuto.

Buon giovedì.

 

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.