Aleksandr Khinstein, un deputato del partito al potere Russia Unita, è stato schietto: «Un’operazione militare speciale è in corso non solo sui campi di battaglia», ha detto, usando l’eufemismo approvato dal Cremlino per la guerra, «ma anche nella coscienza delle persone, nelle loro menti e nelle loro anime. Oggi lottiamo affinché in Russia invece di mamma e papà non ci sia ‘genitore 1’, ‘genitore 2’, ‘genitore 3’».
Per rendersi conto dei punti di contatto tra il sovranismo italiano e europeo con Vladimir Putin si potrebbe partire da qui. In Russia il mondo Lgbtqi+ è considerato un diabolico afflato proveniente dall’Occidente per distruggere la tradizione del Paese degli Zar. In questi giorni c’è in discussione un progetto di legge che vieterebbe “la propaganda gay” segnando un periodo ancora più difficile per una comunità già profondamente stigmatizzata. Le leggi vieterebbero la rappresentazione delle relazioni Lgbtq in qualsiasi media – servizi di streaming, piattaforme social, libri, musica, poster, cartelloni pubblicitari e film – e, temono gli attivisti, anche in qualsiasi spazio pubblico.
La proposta di legge è firmata da 400 componenti della Duma su un totale di 450. Difficile che non arrivi sulla scrivania di Putin per essere firmata. L’obiettivo è chiaro: creare un nemico interno per distogliere l’attenzione dalla guerra in Ucraina e per fomentare lo spirito di guerra anche all’interno del Paese. Come spesso accade per accendere la guerra interna basta puntare il mirino contro qualcuno che ha poche armi per difendersi. Il messaggio di Putin è tragicamente cretino pure funzionale: “cari russi, se perdiamo la guerra i vostri figli cambieranno sesso e affosseranno la nazione”.
Gli impauriti oppositori di Putin fanno notare che le nuove leggi potrebbero essere utilizzate per chiudere i festival del cinema e del libro, impedire i servizi medici e altro ancora. Violare le leggi comporterebbe pesanti sanzioni. Qualsiasi attività commerciale che mostrasse immagini di una famiglia con due madri o due padri, ad esempio, potrebbe essere multata fino a 5 milioni di rubli, ovvero circa 81.400 dollari. Gli individui sarebbero soggetti a multe fino a 400.000 rubli, circa 6.500 dollari. Ai film con persone queer potrebbe essere negata la distribuzione.
Maksim Olenichev, un avvocato specializzato in diritti Lgbtq, al NY Times ha spiegato che «il governo fondamentalmente dice che queste persone non hanno gli stessi diritti di tutti gli altri». «’Le persone Lgbtq non sono completamente umane.’ Questo è il modo in cui le persone giustificheranno gli abusi nei loro confronti. Lo scopo è rendere invisibili le persone Lgbtq in Russia».
Non è troppo difficile trovare similitudini.
Buon venerdì.
Nella foto: un attivista per i diritti Lgbt arrestato, Mosca, 27 maggio 2012