Che un governo guidato da Giorgia Meloni con Salvini e berluscones come scherani potesse odiare i poveri con tutte le sue forze era prevedibile. Non l’avevano previsto e si sono scordati di esercitare la memoria quei media (tra giornali e televisioni) che per servilismo verso il potente in fieri hanno passato settimane a dirci che Giorgia Meloni era “cambiata”, unta dalla mano santa di Mario Draghi che per un astruso motivo avrebbe dovuto sanificarla.
Che Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi odino i poveri lo sappiamo da quando il trio in tempi diversi ha cominciato a fare politica. Matteo Salvini odia i poveri perché gli rovinano l’immagine del Paese puro, della razza splendida e vincente e perché rimane ancorato al “Roma padrona” da cui ha preso i natali politici. Silvio Berlusconi i poveri non li odia per davvero, è solo il risultato del suo spasmodico amore per i ricchi, la ricchezza e per i padroni che vuole conquistare per essere il presidente tra i presidenti. Giorgia Meloni odia i poveri perché non sa amministrare nemmeno gli sgarbi di un condominio e poiché è solo narrazione, quei cenciosi le rovinano la favola da presidente del Consiglio.
Ma la direzione presa dal nuovo governo non è solo figlia dei suoi leader politici. Lì dentro ci sono le responsabilità enormi di chi ha concimato l’aporofobia parlando a vanvera di “merito”, di “fatica” educativa, di precarietà come un valore. La bancarotta morale del sedicente Terzo polo ha apparecchiato la tavola per la grande abbuffata di Meloni e compagnia cantante. Il balbettio del Pd su una misura argine della povertà riuscita a far apparire il sostegno alla povertà come un obiettivo solo della sinistra extraparlamentare riuscendo – come spesso gli accade – a figurare come il partito che avrebbe difeso gli interessi di chi non lo voterebbe mai. Lì dentro ci sono anche le responsabilità del Movimento 5 Stelle che avrebbero dovuto migliorare una misura per salvarla.
Ci sono poi i mezzi di informazione (giornali e televisioni) che in questi ultimi anni si sono impegnati per raccontare i poveri come fannulloni, mafiosi, furbi. Hanno intervistato imprenditori che per anni hanno truffato la democrazia parandosi dietro al Reddito di cittadinanza per non dover ammettere di essere alla ricerca di schiavi e per non dover riconoscere di offrire salari d fame. Stamattina su quegli stessi giornali e in quelle stesse trasmissioni fioccano le storie di chi ovviamente è sul bordo della disperazione perché non sa come potrebbe fare a salvarsi. Una scena abominevole.
Il mix di aporofobia e di viltà di tutti gli attori ha prodotto questo risultato. I responsabili sono molti di più dei partiti di governo. Conviene tenerlo a a mente.
Buon mercoledì.
Nella foto: la presentazione della Legge di bilancio, 22 novembre 2022