Il governo di destra-centro nella campagna elettorale e nella propaganda di Giorgia Meloni degli ultimi anni aveva messo al centro i bisogni degli italiani e politiche sociali ed economiche che sostenessero il popolo. Alla prima prova, però, più importante hanno buttato giù la maschera. Evidenziando ciò che sono: un governo reazionario, antipopolare, garante dei poteri forti, in perfetta continuità con le politiche economiche e finanziarie che hanno messo in ginocchio i ceti meno abbienti del nostro Paese. La vicenda dell’aumento della benzina, dall’1 gennaio, è la prova lampante della falsa propaganda e del menzognero nuovismo che caratterizza la Premier. Hanno messo le mani in tasca agli italiani, così come Draghi con il governo delle larghe intese. La metà dei soldi della benzina vanno al governo.
Quindi se Salvini parla di speculazioni fa la stessa fine del ministro Cingolani, si autodenuncia in realtà per truffa perché chi guadagna sulla eventuale truffa è lo stesso governo.
Tra bollette e benzina si stima che ogni famiglia avrà nel 2023 un aumento di spesa di 2500 euro. Il salario minimo ovviamente non lo hanno nemmeno ipotizzato, guai ad aiutare lavoratrici e lavoratori del nostro Paese. Le pensioni minime aumentate mediamente del 2%. Berlusconi in campagna elettorale aveva parlato di portare a mille euro tutte le pensioni: altra bugia che colpisce e ferisce i più fragili. Non c’è stato alcun intervento, quindi, in maniera concreta, sul potere di acquisto del portafoglio degli italiani, e pertanto, con il governo delle destre, la situazione non migliora ed anzi peggiora per i ceti medio-bassi e per i poveri. Basta vedere la sostanziale cancellazione del reddito di cittadinanza, decisione punitiva per chi non riesce a mettere il piatto a tavola.
Non si dica che la manovra del governo è resa obbligata dalla mancanza delle risorse. Le scelte del governo sono discrezionali, la manovra economica del governo è politica. Hanno voluto mettere le mani in tasca a chi lavora e produce e a chi sta maggiormente in difficoltà. Hanno, invece, trovato 900 milioni per le società di calcio, tassato poco e male chi ha fatto ingentissimi profitti sulle speculazioni del gas e dell’energia, approvato la tassa piatta e non hanno invece tolto l’Iva per i beni di prima necessità. Per dare poi ulteriori mazzate ad un Paese con sempre maggiori disuguaglianze economiche e discriminazioni territoriali hanno diminuito la spesa sanitaria, in continuità con il governo Draghi, e previsto l’autonomia differenziata, meglio battezzata come “secessione dei ricchi”.
Di fronte ad un disastro di questa portata sul piano politico per non perdere consenso e per distrarre, quindi, l’opinione pubblica hanno rispolverato la paura dell’immigrato nero attaccando le Ong. Tema dell’immigrazione che guarda caso è diventato nuovamente centrale pur non essendoci alcuna emergenza rispetto ad un’emergenza che essendo cronica è divenuta tragica ordinarietà. Si criminalizza, poi, il dissenso e si agitano manganelli e manette contro chi protesta. Per ora siamo sulla buona strada per un peronismo in salsa italiana. È un governo, tra l’altro, assai vicino politicamente alla destra di Trump negli Usa e a quella di Bolsonaro in Brasile. I sostenitori di Trump, due anni fa, con l’assalto criminale a Capitol Hill, colpirono l’inviolabilità negli Stati Uniti d’America dei luoghi simbolo della democrazia. Con Trump complice sul piano sicuramente politico e probabilmente non solo politico.
Adesso i supporters di Bolsonaro in Brasile, con metodi golpisti, attaccano le più importanti istituzioni nazionali. Bolsonaro leader politico peronista e razzista, acclamato ed osannato dai partiti di destra che sono oggi da noi al governo. In Italia le destre stanno utilizzando arnesi giuridici e simbolismi politici incostituzionali che vanno contrastati con energia democratica e con coraggio giuridico ed istituzionale. Per arginare le estreme destre nel mondo si deve costruire anche un processo politico di internazionalizzazione dei movimenti e dei partiti che sono fuori dal recinto del neoliberismo e del capitalismo predatorio. Bisogna, oggi, con forza, sostenere Lula e il Governo legittimo e democratico del Brasile. Nel Sud America i popoli, con una forte ricerca unitaria delle forze popolari ed antisistema, stanno, con le elezioni, scegliendo cambiamenti radicali che vanno difesi e sostenuti.