Una storia in cui ci hanno rimesso tutti mentre la destra gongola

La notizia che tutti sapevano irrompe nel pomeriggio. Un’agenzia riporta le parole di Aboubakar Soumahoro: «Mi ha francamente stupito e amareggiato, ad eccezione di qualche parlamentare, l’assenza della solidarietà umana e del supporto politico da parte del gruppo parlamentare Alleanza Verdi-Sinistra, con quale sono stato eletto da indipendente. Dopo un’attenta e sofferta meditazione sul piano umano e politico, ho maturato la decisione di aderire al gruppo parlamentare Misto, lasciando il gruppo Avs, per proseguire la mia attività di parlamentare».
Qualcuno si potrebbe aspettare delle spiegazioni. Soumahoro dice che è stato frainteso sulla sua frase del “diritto all’eleganza”: «Mi spiace sinceramente che non sia stato compreso ciò che realmente intendevo dire quando ho parlato di diritto alla moda e all’eleganza, laddove intendevo riferirmi al diritto di chiunque di vestirsi come meglio crede», spiega il deputato. Sono passate settimane e ancora non si è centrato il punto. Incredibile. «Tuttavia trovo davvero singolare che mi si chieda di esprimere un giudizio di valore circa foto della mia compagna risalenti a 4 anni prima che io la conoscessi», aggiunge Soumahoro. Non ha tutti i torti però qualcuno dovrebbe spiegargli che accade così: si diventa una personalità pubblica e i giornalisti scavano nel passato. È uno dei compiti della stampa.
Nel dossier del deputato (che dovrebbe chiarire tutto) si legge che le foto di Liliane Murekatete sono state riprese «da quotidiani, siti e rotocalchi che hanno sottolineato e commentato il suo modo di vestirsi, la tipologia di abbigliamento e accessori utilizzati, etc». «Soprannominata provocatoriamente ‘lady Gucci’ – prosegue il dossier – la donna è stata al centro di una serie di pesanti commenti e insinuazioni da parte della stampa e di opinionisti di varia natura». Impossibile dargli torto: i nemici di Soumahoro sono i templari del patriarcato e l’occasione per loro era imperdibile.
Una riflessione merita un altro passaggio. Il deputato osserva che qui da noi una persona di colore «va bene finché è un ‘negro da cortile’, finché protesta con gli striscioni, che che peraltro ho fatto mille volte e non smetterò mai di fare, se è povero e sta ai margini. Ma se prova a fare un salto di qualità immediatamente disturba». Spiega di avere chiesto chiarimenti nel 2021 sulla cooperativa di famiglia: «A fine 2021 lessi da alcuni articoli di stampa sulla mancata retribuzione ad alcuni dipendenti della Karibu e – pur non avendo alcun interesse diretto nelle cooperative – chiesi immediati chiarimenti a riguardo. Venni informato del fatto che non erano ancora pervenuti tutti i soldi necessari per pagare gli stipendi, che si erano sollecitati gli Enti pubblici, e che – così mi venne detto – auspicabilmente tutto si sarebbe risolto in tempi ragionevoli». È consapevole però dell’errore: «Alla domanda del perché io non mi sia immediatamente attivato per intervenire a sostegno dei lavoratori della Karibu in difficoltà, posso rispondere due cose: la prima, a giustificazione del tutto parziale, è che mentre ero fortemente impegnato con le mie attività sindacali e sociali sul territorio nazionale, avevo speranza che la situazione potesse rapidamente risolversi una volta arrivati i fondi pubblici attesi; la seconda è porre le mie scuse incondizionate a quei lavoratori, che avrebbero meritato da parte mia – in ogni caso e a prescindere da quanto sopra – una più sollecita attenzione. Quando una persona sbaglia, anche se solo per sottostima del problema e non in malafede, esiste una sola soluzione: scusarsi, ed impegnarsi a fare meglio in futuro affinché non capiti mai più».
Passa qualche minuto e la capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra spiega di non avere mai avuto occasione di parlare con il suo deputato dopo l’esplosione del presunto scandalo. Mai, ripete. In compenso le sue dimissioni sono arrivati solo in copia alla mail spedita al presidente della Camera Lorenzo Fontana. «Diciamo che Aboubakar ha fatto tutto da solo, non abbiamo più avuto nessun confronto, ne sappiamo di dossier. Mi sarei aspettata una comunicazione più diretta e meno burocratica», spiega ai giornalisti. Passa un’ora e interviene il leader dei Verdi Angelo Bonelli. Spiega che il dossier di Soumahoro “non fa chiarezza”: «Se io fossi stato in lui avrei aspettato non più di 48 ore per tirare fuori tutti i documenti e chiarire tutto quello che c’era da chiarire. E invece c’è stato silenzio», dice Bonelli. E aggiunge: «Avrebbe dovuto spiegare. Avrebbe potuto farlo. Anche nei rapporti padre-figlio, mio padre mi dava solidarietà se mi comportavo bene, se mi comportavo male, mi dava uno schiaffone. Se voleva solidarietà doveva essere chiaro».
«Siamo cornuti e mazziati», dice Bonelli. Anche la sinistra. Pensa gli elettori. Una storia in cui ci hanno rimesso tutti mentre la destra gongola.
Buon martedì.

 

*L’immagine di apertura è tratta da uno dei video del Dossier dell’onorevole Soumahoro

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.