Nella commedia dell’assurdo a cui stiamo assistendo con questo governo di partiti “pronti” che sono ogni giorno più farsescamente impreparati si aggiunge l’atto delle accise sui carburanti. Come negli episodi precedenti (e nei prevedibilissimi episodi successivi) la risata è amara, forse un po’ malinconica, sicuramente salatissima.
Tipicamente, quando si tratta di Salvini e Meloni, non serve nemmeno entrare nei tecnicismi. I due leader di Lega e di Fratelli d’Italia hanno passato gli ultimi anni a utilizzare le accise sul carburante come fermenti vivi della propaganda. L’equazione è facile: si tratta di qualcosa che usano praticamente tutti, è un’ottima semplificazione del “costo” dello Stato e di quanto pesi in termini percentuali, è di facile comprensione. Ci rimangono in memoria le scenette dell’attuale presidente del Consiglio con il benzinaio e la lavagnetta su cui Salvini prometteva l’abolizione delle accise in diretta televisiva mentre irrideva il centesimo per la guerra in Abissinia.
La destra che si ritrova al governo del resto ha riempito i granai di voti con la politica più facile, l’opposizione fitta e sconclusionata che disegna la politica come un gioco da ragazzi finito semplicemente nelle mani dei ragazzi sbagliati. Conquistare un voto distratto promettendo che il pieno costerà meno è molto più semplice del dover spiegare cosa si intenda per giustizia sociale e del dover progettare una pianificazione delle risorse dello Stato. Solo che per loro sfortuna Meloni, Salvini e compagnia cantante hanno vinto. E qui inizia la farsa.
Il governo interviene sul taglio delle accise e il costo della benzina si alza. Giorgia Meloni spudoratamente dichiara di non averne mai promesso il taglio. Viene sbugiardata. Salvini intanto prova a eclissarsi ma si ritrova costretto ad alzare i pedaggi autostradali e quindi finisce nel fango. Ieri il vice capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Salvatore Sallemi ci ha spiegato che «se il governo avesse tagliato le accise non ci sarebbero stati fondi a sufficienza per sanità e famiglie», sfoderando addirittura un ricatto morale. Quelli non sanno più che fare e provano a urlare che l’aumento dei carburanti è “solo speculazione”. Falso: i dati del ministero dell’Ambiente dicono che per entrambi i carburanti il rialzo è stato di circa 16-17 centesimi al litro, dunque in linea con l’aumento delle accise da 18 centesimi dopo la fine dello sconto.
Intanto la Cna di Padova fa i conti per gli autotrasportatori: per il settore dell’autotrasporto il 2023 si apre con un aumento dei costi che può arrivare ad incidere per 10mila euro all’anno per ogni singolo veicolo pesante. A pesare è soprattutto lo stop allo sconto sulle accise, che porta l’Italia al terzo posto nella graduatoria dei prezzi del gasolio alla pompa più alti d’Europa (secondo l’Osservatorio sui prezzi dell’energia della Commissione europea). Quelli impazziscono. Paroli (di Forza Italia) dice che «oggi le risorse servono a tutelare famiglie e imprese dai rincari delle bollette». Altro ricatto: volete il caldo o l’auto? Fenomenale Farolfi di Fratelli d’Italia: «Se il governo avesse mantenuto la sospensione delle accise – dichiara -, avrebbe compiuto un’ingiustizia sociale». Insomma, lo stanno facendo per noi. E poi si sa che la giustizia sociale è il primo dei loro pensieri. In serata interviene Paolo Trancassini, deputato di Fratelli d’Italia: «Sulle accise solo menzogne». Insomma, ce lo siamo inventati.
La vera insostenibile accisa sono loro al governo, in effetti.
Buon giovedì.
* In alto: foto ufficiale del governo Meloni (Quirinale.it)