Ad Ancona c’era qualcuno, al porto, che aspettava la nave Geo barents. L’associazione Ambasciata dei diritti Marche era lì. Centinaia di persone erano lì con il corpo e avevano qualcosa da dire. Il comunicato dell’associazione dice tutto quello che c’è da dire.
«È evidente – si legge nella nota – come il governo italiano nell’assegnare il porto di Ancona alle due navi da soccorso Geo barents e Ocean viking volesse esporre l’equipaggio, gli armatori ed i naufraghi al pubblico ludibrio. Nelle stanze al calduccio del ministero degli Interni chissà con quale sadico divertimento si sono immaginati il loro elettorato deridere e farsi beffe di clandestini e zecche costretti ad un viaggio tanto penoso quanto inutile. La lunga lista di commenti pieni di odio nei vari social alla notizia dell’arrivo delle navi sembrava dipingere una comunità tra l’indifferenza e l’ostilità nei confronti dei naufraghi e dei loro salvatori».
«Oramai da anni il Viminale si è trasformato in una macchina di propaganda che genera odio nei confronti di migranti, profughi e richiedenti asilo – prosegue il comunicato -. Da Minniti passando per Salvini fino a Piantedosi il modus operandi è sempre lo stesso, un enorme strumento di distrazione di massa e costruzione di false emergenze, con tanto di mass media pronti a fare da cassa di risonanza come in un gregge di pecore. Di fronte a questa potenza di fuoco la sensazione di impotenza e di incapacità di reazione sembrava pervadere un po’ tutti. Eppure…»
«Eppure – continua il contributo di Ambasciata dei diritti Marche – la notizia dell’arrivo in città delle due navi ha generato un tam tam positivo tra associazioni e singoli individui che ha avuto fin da subito la capacità di squarciare il pesante velo che la politica razzista governativa voleva stendere sul nostro Paese. Game over … la pacchia è finita continuavano a commentare nel mondo virtuale dei social. Ma come la storia insegna la propaganda spesso fallisce ed ecco nascere in varie parti della città assemblee vere, dal vivo partecipate al di la di ogni più rosea previsione, tutte coordinate e decise nel dare il benvenuto alle persone soccorse ed ai loro soccorritori, ma allo stesso tempo ferme a svelare l’infamia che sta dietro alla politica governativa. Il moto positivo è stato talmente strabordante da rendere impossibile una gestione sincrona di tutte le iniziative poiché la volontà di testimoniare la vicinanza era irrefrenabile».
Chiosano così gli attivisti marchigiani: «Questo è successo ieri sera e sta succedendo questi giorni, centinaia di persone si sono riversate al porto per essere una unica voce di solidarietà, un clima meraviglioso che non si respirava da tempo, le chat di coordinamento esplodono di foto e di appuntamenti per vedersi. Qualcuno potrebbe dire che si tratta di una sola goccia, speriamo sia quella (parafrasando Orso) che innesca una tempesta. L’ingiustizia è talmente chiara che solo una rivolta potrà porre rimedio, non esiste un diritto al sopruso, non è possibile tollerare la violenza gratuita nei confronti di chi non si può difendere. Carola Rakete agì correttamente, lo dice pure una sentenza, forzò il blocco navale per portare in salvo i naufraghi ed aveva ragione. Non ci è dato sapere chi avrà la capacità di ribaltare il tavolo ancora una volta, se sarà un equipaggio, i naufraghi stessi o qualcuno a terra in solidarietà con loro, la cosa certa è che più gocce cadranno più la tempesta si avvicinerà».
Buon venerdì.
* In foto, il presidio di attivisti presenti durante l’arrivo della nave dell’ong Geo barents al porto di Ancona. Immagine pubblicata nella pagina Facebook di Ambasciata dei diritti Marche