Gianni Cuperlo di sicuro non vincerà queste stanche primarie del Partito democratico. Il deputato del Pd ha troppa esperienze sulle spalle per non sapere che la sua candidatura serve più che altro a fomentare la politica in un dibattito congressuale che molti temevano incagliato in questioni di caminetti e di equilibri interni. Finora sta andando esattamente così.
«Perché la mia candidatura è arrivata in ritardo? Se avessi potuto non l’avrei fatto. E non per mancanza di passione, ma al contrario per troppa passione per questo congresso, che pensavo che fosse l’occasione per fare discussioni che non abbiamo mai fatto», ha detto ieri Cuperlo a un incontro del partito alla sala Candilejas a Bologna.
Ieri con un mazzo di rose bianche Gianni Cuperlo ha portato il suo omaggio alle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Nella prima giornata emiliano-romagnola della sua campagna per il congresso Pd, e prima dell’iniziativa in programma sotto le Due torri, ha voluto far visita alla lapide con i nomi delle 85 vittime nella sala d’aspetto della stazione. E da lì critica la proposta di una commissione parlamentare di inchiesta sugli anni di piombo, arrivata nei giorni scorsi in Parlamento su iniziativa di Fdi, che ha preoccupato subito l’associazione dei familiari delle vittime. «Non vorrei che la destra al potere volesse rileggere la storia di questo Paese – attacca Cuperlo – le pagine gloriose e le pagine tragiche. Usare il potere che si ha per condizionare la lettura storica di fatti che sono da decenni di fronte all’opinione pubblica è un qualcosa che confligge con il nostro senso di verità e giustizia, ma anche di etica pubblica e di memoria condivisa». La lapide in sala d’aspetto, afferma il candidato alla guida del Pd, «è un luogo simbolico di questa città, del dolore e della sofferenza di Bologna. Ma è anche il luogo dove la città ha mostrato la sua dimensione e il suo orgoglio, la sua passione civile e la matrice antifascista dei bolognesi. Il 2 agosto è uno spartiacque e questo luogo è il simbolo della richiesta di verità e giustizia, rivendicata ogni anno. Non potevo che partire da qui».
Leggendo le parole di Cuperlo mi sono tornate in mente le critiche di chi accusa il Partito democratico di cose del passato. Sono gli stessi che vorrebbero insegnarci il progressismo intendendo come una tiepida pulsione a non esagerare mai nei progetti e nelle proposte. In fondo la strage di Bologna a molti farebbe comodo archiviarla come “storia passata”. E invece la politica è anche la perseveranza della memoria usata come arma bianca per scegliere la resistenza mentre tutti ci invitano alla resilienza. E l’ho trovata un’uscita politicissima, questa di Cuperlo.
Buon martedì.
Qui l’intervista di Gianni Cuperlo rilascata alla direttrice Simona Maggiorelli Gianni Cuperlo: la dimensione etica è inderogabile a sinistra
Nella foto: frame del video dell’incontro con Gianni Cuperlo, sala Candilejas, Bologna, 23 gennaio 2023