Ormai è sempre più chiaro che in questa fase nessuno dei governanti coinvolti nella guerra parla di pace e cerca la pace: né Putin e né Zelensky, ma nemmeno Biden e i governanti occidentali, con la Nato che assume sempre di più un ruolo di alleanza offensiva e non difensiva

L’irruzione del presidente ucraino Zelensky al festival di Sanremo si inserisce nella propaganda di guerra. Non appare avere nessun altro significato se non questo. Serve a persuadere l’opinione pubblica che entrare in guerra un poco alla volta tutti è necessario per salvare l’Europa. La Russia come la Germania di Hitler. Paragone francamente inascoltabile. Putin ha senza dubbio la responsabilità di aver iniziato una guerra inaccettabile, ingiusta ed illegale. Ma non vi è nessuna ragione al mondo di consolidare il processo verso la terza guerra mondiale che sarà l’ultima perché ci riserverà con molta probabilità l’olocausto nucleare. Nessuno più nega, nemmeno i signori della guerra, della propaganda e della menzogna anche di Stato, che siamo in guerra con la Russia per il tramite dell’Ucraina. La guerra per procura, ma non con la carta da bollo e gli avvocati, ma con le armi pesanti ed i soldati.

L’intervento di Zelensky alla principale kermesse nazional popolare italiana serve per rafforzare la narrazione della guerra giusta in difesa del popolo ucraino aggredito e per preparare sempre di più al nostro progressivo ingresso in guerra. La scelta maldestra di far parlare il presidente ucraino serve anche a provare a spostare l’opinione pubblica italiana che è ancora in maggioranza contro l’invio delle armi. A questo punto, dal momento che siamo un Paese a sovranità limitata a distanza di 80 anni dalla seconda guerra mondiale, perché non possiamo nemmeno decidere sul presente e il futuro della nostra vita, allora sarebbe stato più onesto far parlare Zelensky ed il presidente degli Stati Uniti al suo fianco. Più vero, più onesto intellettualmente. Sarebbe stato bello invece se il servizio pubblico della Rai, al quale contribuisce con il proprio portafoglio il popolo italiano, avesse fatto cantare e parlare, magari insieme, un’artista ucraina ed una russa. La musica e la cultura per la pace e non invece utilizzare il festival per la propaganda di guerra.

Ormai è sempre più chiaro che in questa fase nessuno dei governanti coinvolti nella guerra parla di pace e cerca la pace: né Putin e né Zelensky, ma nemmeno Biden e i governanti occidentali, con la Nato che assume sempre di più un ruolo di alleanza offensiva e non difensiva. L’opzione diplomatica non viene più presa in considerazione, nessuna seria iniziativa viene avanzata. Questa guerra non si è voluta evitare, serviva ai potenti della terra in questo momento della storia. Con in mezzo il sacrificio immenso dell’innocente popolo ucraino e con la mattanza di migliaia di giovani soldati. Eppure è chiaro che questa guerra non può finire con un vincitore, tenuto conto che si stanno confrontando Russia da una parte e Nato dall’altra e quindi il conflitto potrà terminare o con la sconfitta di tutti o solo con la diplomazia.

I popoli europei sono purtroppo piuttosto assenti sotto l’aspetto delle mobilitazioni di massa, assuefatti all’idea di non poter cambiare il corso degli eventi. E anche la pandemia è come se avesse ulteriormente influito sulla volontà dei popoli di fare i popoli che possono cambiare la storia ed essere più decisivi dei governanti. Perché ormai solo i popoli possono provare a modificare la cecità politica dei governanti europei. L’Europa, quando e se ne usciremo, sarà molto più debole ancora e ci vorrà un periodo lunghissimo per risollevarsi. Si avrà una nuova cortina di ferro con la Russia e l’Europa debole sarà un vantaggio soprattutto economico per gli Stati Uniti e la Cina. Svanisce almeno per i prossimi decenni la lungimirante visione politica dell’Europa unita nelle sue diversità, dal Portogallo alla Russia. Un continente forte in grado di affrontare le sfide geopolitiche, soprattutto da un punto di vista economico, sociale, ambientale e delle auspicabili politiche sulla globalizzazione dal volto umano.

L’orizzonte della pace si allontana sempre di più e il rischio di un conflitto mondiale aumenta giorno dopo giorno, soprattutto dopo l’invio di armi più potenti e devastanti all’Ucraina. Armi che già stanno colpendo il territorio russo e quindi preparando la reazione ancora più dura di Mosca fino all’uso dell’arma atomica come legittima difesa rispetto al pericolo della loro sicurezza nazionale. Più armi, più morti. È matematico. Con i missili, i carri armati ed altre armi micidiali l’Ucraina è in grado di colpire sempre di più il territorio russo. Lo scenario del conflitto si allarga quotidianamente. L’obiettivo di Zelensky, sempre più prestanome politico e militare degli americani, è quello di iniziare a colpire i russi nel proprio territorio. Ottenuti i carri armati della Nato, immediatamente il presidente ucraino ha chiesto missili a lungo raggio ed aerei per poter attaccare il nemico anche nel territorio russo perché sa di godere della protezione della Nato. La Russia, se verrà messa in discussione la sua sicurezza nazionale potrà utilizzare quindi l’arma nucleare. Una spirale potenzialmente letale per l’umanità. Ed è terrificante assistere a dibattiti mediatici nei quali si considera un’opzione possibile e accettabile la bomba atomica, come se dopo, tutto potesse ricominciare, come se la storia non ci avesse insegnato nulla. Con l’utilizzo della bomba atomica nulla sarà più come prima. Potremmo vedere con i nostri occhi l’inizio della fine del mondo. Dobbiamo fare quindi di tutto perché questo incubo non diventi terribile realtà.

L’autore: Luigi de Magistris, ex magistrato ed ex sindaco di Napoli, è il leader della coalizione Unione popolare

In apertura: Volodymyr Zelensky (foto The Presidential Office of Ukraine) e Amadeus