È passato sotto silenzio il rinnovo automatico di un accordo che oltre ad avere costi monetari ha soprattutto un costo umano altissimo di cui gran parte della politica sembra non farsi carico: i respingimenti dei migranti e la loro detenzione nei lager libici

ActionAid ha messo un po’ d’ordine. Ieri si è rinnovato per altri tre anni il Memorandum di Intesa tra l’Italia e il Governo di accordo nazionale libico firmato nel 2017 dall’allora Presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni, e Fayez Mustafa Serraj, Presidente del Consiglio Presidenziale.

L’intesa – mai passata dalla ratifica del Parlamento e concepita come estensione del primo Trattato di Amicizia tra i due Paesi siglato nel 2008 dal Governo Berlusconi – ha come obiettivo il rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi al fine di aumentare la capacità del Paese nordafricano di fermare i flussi migratori verso l’Unione Europea. Un accordo di appena quattro pagine – si legge nel comunicato The Big wall di ActionAid – dove l’Italia si impegna a fornire mezzi, strumentazione, supporto tecnico e formazione alle autorità libiche preposte al controllo delle frontiere marittime e terrestri per aumentare la loro capacità di presidiare, intercettare e respingere i migranti in viaggio, in particolare verso le coste italiane.  

Nel quadro di questa rinnovata intesa, l’Italia, con il sostegno economico e politico dell’Ue, ha in questi anni destinato poco più di 124 milioni di euro per la fornitura di mezzi navali e terrestri, di motori, di strumentazione satellitare, di corsi di formazione, oltre che per la rimessa in efficienza di imbarcazioni e la fornitura di moduli abitativi per la creazione di un sistema integrato di controllo delle frontiere marittime e terrestri in Libia. Si tratta di una stima al ribasso realizzata dall’osservatorio sulla spesa esterna in migrazione dell’Italia, The Big Wall, di ActionAid. Una spesa difficile da monitorare, sia per la complessità nelle modalità di gestione, sia per i continui silenzi e dinieghi che le Pubbliche Amministrazioni coinvolte, in particolare Ministero dell’Interno e Ministero degli affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, antepongono alle continue richieste di accesso alla documentazione di dettaglio relativa ai progetti. Sullo sfondo un Parlamento che non ha mai svolto quella necessaria funzione di controllo sulla spesa che, secondo ActionAid, andrebbe estesa anche al merito delle attività finanziate, in particolare con riferimento alle conseguenze sui diritti umani delle persone migranti.  

Oltre ai costi monetari quel memorandum ha un costo umano e politico di cui gran parte della politica sembra non farsi carico. Non è meramente una questione di politiche di immigrazione, qui si tratta di un accordo con pezzi criminali ritenuto salubre per la nostra sicurezza e la nostra democrazia. Mentre la politica ieri discuteva su presunte vicinanze “mafiose” per la visita in carcere di alcuni parlamentari a pochi è venuto in mente di una vicinanza criminale, per niente presunta, a acclarati mafiosi travestiti di volta in volta da diplomatici o da ufficiali della cosiddetta Guardia costiera libica.

Perfino il compleanno di un accordo così sanguinoso è passato sotto silenzio come se fosse un male necessario. Anzi, abbiamo fatto di più: qualche giorno fa abbiamo regalato alla Libia cinque nuove motovedette fiammanti per attrezzare i criminali nell’azione di recupero di chi vorrebbe sfuggire dalla violenza delle prigioni libiche.

Buon venerdì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.