Giorgia “sono una donna, sono una mamma, sono cristiana” Meloni non ha trovato un secondo per rendere omaggio alle vittime della strage di Cutro. Ha trovato comunque il tempo di passare da lì per riunire un Consiglio dei ministri che sarà ricordato come l’imbarazzante apice della retorica e dell’ignoranza sui temi migratori conclusosi con un decreto che è un guazzabuglio di disumanità, di regole inutili e di interventi sbagliati.
Il governo di Giorgia Meloni, del resto, ha dimostrato fin da subito di non avere la statura morale per riconoscere cosa sia una questione umanitaria e cosa una questione politica. Confondere i due piani regala un condono morale che legittima la xenofobia (morbida e sottaciuta) che è uno dei propellenti del governo.
Così dopo i cadaveri sulla spiaggia, dopo i buchi nella catena di soccorso che non sono stati chiariti dal ministro Piantedosi, dopo avere ascoltato lo stesso Piantedosi rivittimizzare le vittime perché si sono imbarcate, dopo aver depositato i sopravvissuti in una topaia marcia (per poi mandarli in albergo appena è montata l’indignazione), dopo aver tentato di sguincio di deportare le salme, Giorgia Meloni licenzia un decreto legge che inasprisce le pene per i trafficanti (già previste dal Testo Unico del 1998) e stabilisce un nuovo reato per chi “promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato, ovvero di altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente, quando il trasporto o l’ingresso sono attuati con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante”.
Peccato che né Giorgia Meloni, né Piantedosi, né Salvini (e tantomeno i parlamentari della maggioranza) sembrano conoscere la differenza tra “trafficanti” e “scafisti”. Per comodità (meglio, vigliaccheria) preferiscono concentrarsi su quest’ultimi che però hanno poco a che fare con la gestione dell’immigrazione illegale e anzi molto spesso si rivelano semplici migranti che si sono messi al timone per minaccia, per paura o per salvarsi. I “trafficanti” sono comodamente seduti nel divano di casa propria a contare i soldi incassati dai disperati e dagli Stati (come l’Italia, come anche l’Unione Europea) che li legittimano come “autorità” di Stati che sono un conclave di sgherri. Anche in questo caso siamo alle solite: forti con i deboli.
Tra gli altri provvedimenti c’è poi l’annunciato decreto flussi per il triennio dal 2023 al 2025 rivenduto come novità e conquista. Peccato che il decreto flussi sia in campo dal 1998 e nei fatti non abbia migliorato la situazione umanitaria, limitato nei numeri. Ad oggi, infatti, con le normative vigenti può entrare in Italia solo chi è già in possesso di un contratto ed esclusivamente nell’ambito delle quote e dei settori lavorativi definiti dal decreto flussi, non sulla base dei concreti bisogni delle aziende. Il decreto flussi non ha niente a che vedere con quelli che scappano dalla guerra e che anche ieri Giorgia Meloni con molta ignoranza ha chiamato “partenze irregolari”. Che le persone asfissiate nel mare di Cutro fossero irregolari avrebbe dovuto stabilirlo la risposta a una domanda d’asilo che quelli non hanno potuto presentare perché inghiottiti in anticipo dal mare.
Poi c’è l’ampliamento dei Centri per il rimpatrio (Cpr) che potranno essere realizzati “anche in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione”. Il viatico per strutture ancora più sgarrupate e indecenti di quelli che già ci sono.
Infine c’è il capolavoro, il potenziamento della sorveglianza marittima che avrebbe dovuto essere in capo al Comando della squadra navale quindi in mano a Guido Crosetto. Giorgia Meloni prova a commissariare i poco capaci ministri Salvini e Piantedosi in favore del ministro della Difesa Guido Crosetto. In pratica hanno mancato l’operazione di ricerca e soccorso preferendo un’operazione di polizia a Steccato di Cutro e ora provano di virare su un’operazione militare. Non accade per poco, solo perché Salvini si ribella ma il segnale di sfiducia politica è chiarissimo.
Ci sarebbe anche il tono di Giorgia Meloni, quell’apocalittica conferenza stampa tenuta con aria di sfida. “State dicendo che il Governo ha voluto non salvare quelle persone?”, chiede di nuovo. Sì, rispondiamo ancora.
Siate maledetti.
Buon venerdì.
Frame del servizio video a Steccato di Cutro dalla pagina facebook di Cartabianca, 7 marzo 2023