Il tema principale dell'esposizione “Il pittore e modella” percorre tutta la vita dell'artista e diventa predominante negli ultimi anni; Picasso è il pittore, se stesso a cui affida il pennello proponendo un'immagine di se profonda e invisibile che racchiude le mille immagini che è stato

Basilea -Il 2023 offre a tutti noi la possibilità di confrontarci con le opere di uno degli artisti più geniali del secolo scorso, ricorrendo nell’anno in corso il cinquantesimo anniversario dalla morte. L’8 aprile del 1973 Pablo Picasso lasciava al mondo un imponente numero di opere e di capolavori segnando in modo imprescindibile il corso dell’arte moderna occidentale. Nell’attuale ricorrenza Francia e Spagna, terre che lo hanno accolto nella vita, si sono unite istituendo una commissione di esperti nel settore culturale per dirigere, con nuove prospettive ed approcci inediti, l’evento Picasso 1973- 2023- Celebrazioni. Una cinquantina di mostre ed eventi sono stati promossi in prestigiose istituzioni culturali europee e Nordamericane con l’obiettivo di restituirci la figura poliedrica dell’artista spagnolo e misurarne la portata fuori dal mito. Un’opportunità davvero particolare ci è offerta dalla Fondazione Beyeler di Basilea con l’esposizione, a cura di Raphael Bouvier in corso fino al primo maggio, titolata Picasso – artista e modella – ultimi dipinti. La mostra si concentra su una selezione di dieci straordinari dipinti tardivi dell’artista , dagli anni Sessanta ai primi anni Settanta, appartenenti alla Collezione Beyeler, alla Anthax Collection Marx e ad altre raccolte private; nelle sale adiacenti sono esposte altre quindici opere che partono dalla svolta cubista del 1907 per arrivare agli anni Sessanta consentendo di approfondirne il percorso artistico. L’esposizione di grande interesse ci presenta un Pablo Picasso molto diverso da quello noto delle fasi iniziali e centrali della sua carriera; la bellissima sala del museo progettato da Renzo Piano è animata dalle opere di un ultraottantenne che si esprime con una potenza e un’audacia davvero sorprendenti, che con estremo coraggio abbandona il rigore costruttivo e si appropria del colore con la potenza del gesto. Sono questi gli anni che lo vedono trasferirsi con Jacqueline Roque nella nuova residenza a Mougins-Notre-Dame-de-Vie, confini domestici che oltrepasserà raramente per immergersi nel lavoro con un’energia prodigiosa dipingendo fino a tre quadri al giorno. Nel 1963 scriverà “ La pittura è più forte di me, mi fa fare ciò che vuole”; arriverà all’età di 86 anni, con periodi di latenza dovuti alla malattia, a produrre una suite di 347 incisioni. Ma sarà sei anni dopo, nel 1969 che con un balzo oltre se stesso abbandonerà il proprio stile reinventando la pittura, come a colmare con urgenza un’incompletezza. “La pittura è ancora da fare” affermerà. Di fronte alle opere esposte si è invasi dal piacere della sorpresa, dalla potenza delle immagini, dalla stravagante bellezza del risultato; spontaneità e improvvisazione si avvertono nei gesti pittorici, nei graffi sulla materia del colore, nel percorso affrettato del lavoro creativo. La pittura rapida ed impulsiva si muove con una moltitudine di colori e toni che lascia sconcertati, libera da canoni estetici, priva di raffinatezze tecniche, con colature che sfibrano le figure. “Ogni giorno faccio peggio” così si espresse. Libertà e certezza sono realtà percepibili e sembrano nascere da una coincidenza tra l’essere e il fare; tutti gli strumenti espressivi creati con il lavoro di una vita ora inventano il nuovo. Il tema principale dell’esposizione “Il pittore e modella” percorre tutta la vita dell’artista e diventa predominante negli ultimi anni; Picasso è il pittore, se stesso a cui affida il pennello proponendo un’immagine di se profonda e invisibile che racchiude le mille immagini che è stato. I suoi occhi penetranti e magnetici come nella realtà, richiedono la nostra risposta o quella della modella che gli sta di fronte. Anche se l’artista non dipinge mai dal vero, Jacqueline è lì, onnipresente, ma diventa con le mille trasformazioni, una donna universale, un’immagine femminile con la quale avere rapporto; lei è tutte le donne che Picasso ha conosciuto e amato. Il pittore è davanti alla modella e la modella di fronte a lui, non c’è gerarchia tra i soggetti ma una corrispondenza che consente a quei due stravaganti personaggi che vivono sulla tela di essere l’uno per l’altro, non potendo essere se non insieme. Nel quadro le figure occupano quasi tutta la superficie sembrando icone, lo spazio e le linee che definiscono le forme scompaiono, l’immagine è colore. Ci si domanda di cosa ci parla o cosa voglia dire a se stesso l’artista spagnolo…..forse una nuova espressività, una nuova libertà, una nuova forza nascono quando la propria immagine interiore trova, o è certa di trovare, la sua corrispondenza in un immagine che la rappresenti e che ciò accada inversamente nell’altro? La potenza dirompente dei suoi ultimi lavori esposti ad Avignone quando l’artista era ancora in vita, venne accolta dalla critica con commenti educati o peggio aggressivi, palesando un accecamento assoluto. La Fondazione Beyeler, con questa mostra, offre dunque una rinnovata opportunità alla conoscenza. Uscendo tornano in mente le parole di Picasso:  “C’è un momento nella vita, quando si è lavorato molto, in cui le forme vengono da sole, i quadri vengono da soli, non occorre occuparsene! Anche la morte”