La nave Louise Michel dell’omonima Ong è inchiodata nel porto di Lampedusa grazie al vomitevole decreto contro le Ong del governo Meloni. L’accusa: «L’unità, nello specifico, dopo aver effettuato il primo intervento di soccorso in acque libiche, contravveniva all’impartita disposizione di raggiungere il porto di Trapani, dirigendo invece su altre 3 unità di migranti sulle quali, peraltro stavano già dirigendo in soccorso i mezzi della Guardia Costiera italiana».
Hanno il fegato di scriverlo nero su bianco: dovevano salvare meno. Prima di giungere a Lampedusa l’altro ieri la nave aveva soccorso alcuni barchini nel Mediterraneo sui quali viaggiavano diversi migranti e i salvataggi erano stati effettuati anche da motovedette di Capitaneria e Guardia di finanza. Alle 2:10 il primo intervento nei confronti di due gruppi di 38 migranti ciascuno, trasbordati successivamente sulla motovedetta Cp273 della Guardia Costiera. Alle 6:30 la nave ha fatto poi sbarcare sul molo commerciale di Lampedusa altre 78 persone che erano su un gommone, altre 39 che viaggiavano su un’imbarcazione in ferro di circa 7 metri, altre 39 (compreso un minore) e, infine, un ultimo gruppo di 24 migranti (compreso un minore).
In questo ciarpame arriva anche un comunicato della Guardia costiera italiana che probabilmente spinta dal vento politico verga una nota in cui ci fa sapere che “le continue chiamate dei mezzi aerei ong hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione del Centro nazionale di coordinamento dei soccorsi, sovrapponendosi e duplicando le segnalazioni dei già presenti assetti aerei dello Stato”. Stiamo parlando, si badi bene, dello stesso telefono squillato a vuoto mentre morivano persone sulla spiaggia di Cutro. Il reato di intasamento di linee telefoniche per chiedere aiuto potrebbe essere un’idea per il prossimo decreto, tenuto conto che il senso del ridicolo è stato oltrepassato da un bel pezzo.
La Guardia costiera accusa anche Sos Méditeranée, colpevole di essersi fatta sparare addosso dalla cosiddetta Guardia costiera libica: “l’episodio citato dalla ong Ocean Viking e riferito ai presunti spari della guardia costiera libica nella loro area Sar, non veniva riportato al Paese di bandiera, come previsto dalle norme, bensì al Centro di coordinamento italiano, finendo anche questo col sovraccaricare il Centro in momenti particolarmente intensi di soccorsi in atto”. Sì, avete letto bene: dovevano telefonare ai libici per denunciare che i libici gli sparavano addosso.
Buon lunedì.