Dopo averla ascoltata in conferenza stampa, la prima da segretaria, vien da pensare che la distanza tra la radicalità di Elly Schlein e il pachidermismo del PD non potrà essere condonata a lungo

Dopo la sua elezione a segretaria del Partito democratico Elly Schlein mercoledì ha tenuto la sua prima conferenza stampa. Un’ora e mezza di fronte ai giornalisti con la consapevolezza che la stragrande maggioranza di loro avesse già il titolo del proprio pezzo in testa ancora prima di sentirla. Così stamattina a occhi chiusi potremmo indovinare, senza nemmeno bisogno di leggere le prime pagine, quali quotidiani l’abbiano marchiata come esempio di “vuoto giovanilismo”, chi stia strillando la sua radicalità pericolosa per la Patria, chi la accusa di veltronismo, chi di draghismo e chi di comunismo.

La segretaria risponde a tutti, provando a districarsi tra le pieghe di un PD che ha tra i suoi talenti quello di riuscire a fiaccare i segretari un secondo dopo la loro elezione. Prova a puntellare le sue posizioni spesso appiattite dalle agenzie: ripete di essere a favore del sostegno all’Ucraina ma contesta l’uso strumentale della guerra per la rincorsa agli armamenti («sarebbe meglio avere una difesa comune europea, il che non significa che, finché non c’è una condivisone vera, possiamo vedere un aumento della spesa militare in ogni paese Ue»); annuncia un “probabile” no alla mozione di M5S e Alleanza Verdi-Sinistra sul termovalorizzatore di Gualtieri specificando che è «una scelta che era già stata presa dall’amministrazione di Roma. Ereditiamo scelte già fatte» ma lasciando intendere che quella potrebbe non essere la strada per il futuro; si dichiara “personalmente” a favore della gravidanza per altri ma riconosce che la proposta di legge del PD non la prevede; anche sull’orsa JJ4 espone una posizione intermedia.

La sceneggiatura costruita dietro alla sua prima conferenza stampa è chiara: parlare delle mancanze del governo, puntellare i punti comuni dell’opposizione, sottolineare un atteggiamento da parte della maggioranza che non è una sequela di scivoloni ma un preciso “schema”. Ha ragione la segretaria del PD a sottolineare come questo governo che qualcuno a tutti i costi vorrebbe potabilizzare sia in realtà uno dei peggiori governi di sempre. È comprensibile anche che Schlein rivendichi la responsabilità di tenere insieme le diverse anime del partito.

Ma il sentiero stretto in cui la segretaria dem si è infilata vincendo le primarie oltre a essere scomodo è anche veloce. La distanza tra la sua radicalità e il pachidermismo del partito non potrà essere condonata a lungo. La conferenza stampa di ieri è stata la radiocronaca di Schlein sul partito che non era il suo. Non le sarà concesso di fare “solo” opposizione. Che questo governo faccia schifo i suoi elettori (reali e potenziali) lo sanno già. Come si potrebbe fare è la vera domanda.

Buon giovedì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.