«Già pronunciare la parola pace significa esprimere un programma politico, perché chi nomina tale parola viene considerato oggi un sovversivo. Sembra di essere tornati, a prima della Costituzione, quando c'era chi propagandava la guerra, come risoluzione delle controversie internazionali» dice il vignettista che ha da poco pubblicato "Afascisti"

Vignettista e autore di numerosi libri, Mauro Biani è fra i protagonisti all’EireneFest il Festival del libro per la pace e la nonviolenza, con il suo nuovo lavoro dal titolo Afascisti, pubblicato da People. Lo abbiamo incontrato in vista del 25 aprile, festa della Liberazione

Mauro Biani come si possono definire gli “afascisti”?
Gli Afascisti sono tutte quelle persone che non si schierano in maniera netta, non da oggi, e che quindi non stanno né col fascismo né con l’antifascismo. In questo modo, dal mio punto di vista, hanno alimentato un modo di vedere le cose, dove l’antifascismo era riservato a pochi individui, per cui si dice no al fascismo ma anche all’antifascismo che ormai a detta di alcuni avrebbe rotto le scatole.
La premier Giorgia Meloni e il presidente del Senato Ignazio La Russa hanno condannato le leggi razziali, ma hanno elogiato la nascita del Movimento sociale italiano (Msi) erede della Repubblica sociale italiana di Mussolini (Rsi) che dette la caccia fisicamente agli ebrei per farli deportare nei campi di concentramento. Che idea si è fatto?
È evidente una contraddizione continua, che prima era pre-elettorale mentre adesso ha un significato diverso, quindi siamo ben aldilà dell’afascimo. Il problema non è “solo” la politica di questo governo di destra ma il fatto che non sono riusciti ad emanciparsi dalle loro origini politiche, né a rinnegarle, manifestando spesso delle nostalgie. Detto con il massimo rispetto è più facile condannare le leggi razziali, il rastrellamento degli ebrei e della Shoah. Nessuno può pensare e dire che siano stati giusti o che non si siano verificati. Solo i pazzi e i negazionisti lo farebbero. Tuttavia nonostante le affermazioni nette di Meloni sulle leggi razziste del 1938 continuano a tenere la fiamma tricolore nel simbolo del loro partito, nonostante fosse il contrassegno del Movimento sociale italiano di Giorgio Almirante, che prese parte convintamente alla Repubblica sociale italiana di Benito Mussolini.


Alcuni giorni fa Giorgia Meloni, si è recata in Etiopia senza scusarsi minimamente dei crimini del colonialismo fascista, e rispondendo ad una domanda de La Repubblica ha detto che l’argomento non era stato trattato visto che tale giornale lì non era presente. Questa vicenda mi ha fatto subito pensare ad una sua vignetta del 2021, presente nel libro, dedicata alla scomparsa di Angelo Del Boca, giornalista e storico, che fece emergere i crimini del colonialismo italiano mettendo in discussione il classico stereotipo di “Italiani brava gente”…
Purtroppo questo fa parte di una tendenza, assolutamente voluta, che è quella di evitare di parlare dei crimini del fascismo. In questo modo, nonostante la Costituzione antifascista, molti arrivano a dire né col fascismo né con l’antifascismo. Tentano di ascrivere l’antifascismo a progetti di dittatura comunista, mentre più semplicemente l’antifascismo è la democrazia. Ben rappresentata da coloro che hanno scritto la Carta ed erano per la democrazia, poiché il contrario della dittatura fascista non è la dittatura comunista bensì la democrazia. Invece il contrario dell’antifascismo è la dittatura fascista perché noi, in Italia, questa abbiamo subito, e di conseguenza ci dovremmo fare i conti. Ma questi conti sono stati fatti in maniera superficiale, per questo ci troviamo una destra estremista al governo e non un centro-destra. Sono quasi ridicoli quelli che continuano a chiamarli così.


Qualche giorno fa il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, in merito alla denatalità ha spiegato che non bisogna arrendersi alla «sostituzione etnica». Nel suo libro c’è una vignetta molto esplicativa riguardo a questo tema. La dichiarazione del ministro ci dice che la nostra società si porta ancora dietro delle “scorie” delle pagine più buie della nostra storia?
Quella frase, l’espressione “sostituzione etnica”, non è casuale è propria della destra più retrograda, più nazionalista e più sovranista. Richiama chiaramente certe radici culturali dell’estrema destra. Cosa significa sostituzione etnica? Che in Italia ci saranno persone più persone dalla pelle nera che dalla pelle bianca? Dietro a certi discorsi c’è un razzismo che non è casuale, addirittura potrebbe sembrare studiato e scientifico.
Lei presenterà questo suo libro all’EireneFest a Roma nel mese di maggio. Quanto è importante parlare di pace in un momento in cui da più parti iene detto che le armi e la guerra sono l’unica soluzione?
Già pronunciare la parola pace significa esprimere un programma politico, perché chi nomina tale parola viene considerato soprattutto in questo momento un sovversivo. Sembra di essere tornati purtroppo in un periodo storico in cui non vi è nessuna alternativa alla guerra, e dove quest’ultima viene intesa come risoluzione delle controversie internazionali. La nostra costituzione afferma che l’Italia ripudia la guerra e questo perché la guerra fa schifo, e i nostri padri e le nostre madri costituenti l’avevano vissuta, perciò la ripudiavano come mezzo per risolvere le controversie internazionali. Essere antifascisti vuol dire anche questo, essere contro la guerra e per la nonviolenza. Io personalmente, pur rendendomi conto dei problemi della società umana anche a livello internazionale, sono convinto che sia molto importante ribadire certi concetti anche se in molti saranno in disaccordo. Quindi parlare di pace in questo momento è oltremodo rivoluzionario, io tra l’altro sono stato obiettore di coscienza e da sempre sono vicino ai movimenti nonviolenti. Perciò sono molto contento di partecipare all’EireneFest il Festival del libro per la pace e la nonviolenza, poiché abbiamo davvero bisogno di un festival come questo.
Come non cadere nella trappola di essere afascisti?
Non essere Afascisti e quindi essere Antifascisti penso sia una pratica quotidiana. Tutto si basa sulla nostra Costituzione, che spesso viene definita la più bella del mondo anche se non viene applicata, di conseguenza se ognuno di noi nel suo ruolo e quando si confronta con gli altri decide di rispettare pienamente la Costituzione allora non è un Afascista. Ovviamente, ci tengo a sottolineare, come la nostra costituzione sia tutto meno che indifferente. Infatti se ci sono persone che vivono situazioni di violenza e differenti dai valori della nostra Costituzione l’Italia dovrebbe essere pronta ad accoglierle. Quindi anche da queste cose si vede la differenza tra gli Afascisti e chi non lo è perché non rimane indifferente alle cose. Chiaramente è giusto parlare di questi argomenti anche in maniera più scientifica con i documenti alla mano, però io credo molto nei comportamenti e nella pratica quotidiana. Voglio mandare anche un messaggio di speranza, perché credo che molti di tali comportamenti siano entrati, nonostante tutto, nel corpo degli italiani, quindi credo che sia molto complicato o difficile tornare indietro o avere una visione futura come quella di alcuni gruppi più estremisti di destra. Tuttavia non è impossibile perciò bisogna stare molto attenti e vigilare sempre, quindi per questo diventa fondamentale la pratica quotidiana.

L’autore: Andrea Vitello è specializzato in didattica della Shoah e graduato a Yad Vashem. Ha scritto il libro, con la prefazione di Moni Ovadia, intitolato Il nazista che salvò gli ebrei. Storie di coraggio e solidarietà in Danimarca, (Le Lettere 2022). Scrive su Pressenza e su Left

Pubblichiamo queste vignette di Mauro Biani per gentile concessione dell’autore