“Non dobbiamo arrenderci all’idea che possa esistere il lavoro povero”, dice il presidente della Repubblica Mattarella che a Reggio Emilia, in vista della festa del primo maggio, ha parlato di una soglia minima dignitosa, e dell’importanza “di affermare con forza il carattere del lavoro come primo, elementare, modo costruttivo di redistribuzione del reddito prodotto”. L’attenzione di tutti, ha aggiunto, si deve porre sul contrasto allo sfruttamento dei lavoratori immigrati e dei minori (che per i giovani “costituisce un grave furto di futuro”), per frenare la piaga delle morti e degli infortuni sul lavoro (causa di “costi umani inaccettabili”) e la precarietà, che “stride con le finalità di crescita e di sviluppo” che si vogliono perseguire anche con le “ opportunità offerte” dal Pnrr. E’ alle istituzioni in particolare che il Presidente si rivolge quando dice che “la base del lavoro, e la sua qualità, deve essere un assillo costante”, un impegno che deve coinvolgere anche le imprese che devono avere le opportunità per generare valore e far crescere la loro produttività ma in un eco-sistema adeguato”. La Costituzione, aggiunge ancora, deve essere il faro per raggiungere l’effettiva parità sul terreno dell’occupazione e dei salari tra uomini e donne”. E ancora sui morti sul lavoro”. Poi ha concluso il suo intervento nel distretto della meccatronica di Reggio Emilia in vista del Primo Maggio, la festa della Repubblica fondata sul lavoro, con un augurio “ai giovani al concertone di piazza San Giovanni a Roma. La musica sottolinea anche la connessione di speranza tra le parole lavoro e pace”.
Il primo maggio il governo Meloni lancia il suo ddl contro i lavoratori.
Il primo maggio dovrebbe essere le l’occasione per riaffermare il valore fondante del lavoro, l’importanza dei diritti del lavoro, in un Paese in cui il lavoro è stato svilito, impoverito, privato dei suoi diritti fondamentali. “Ma temo che anche il governo Meloni si prepari a trasformare la festa dei lavoratori in qualcosa di molto diverso”, dice segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra. “Il pacchetto lavoro che hanno annunciato rischia di precarizzare ancor più il lavoro, di rendere i lavoratori ancora più fragili e deboli, di umiliarli ancora una volta, in un Paese in cui avremmo bisogno di tutt’altro. In un Paese in cui ci sarebbe bisogno di far crescere stipendi e pensioni, e di rendere il lavoro più sicuro e stabile”.
Meloni dice di voler incentivare il lavoro delle donne ma fa il contrario. Nel decreto Lavoro, che il governo Meloni vuole approvare in fretta e furia il 1 maggio, solo norme spot. “Ai redditi delle famiglie, duramente colpite dalla crisi energetica e dall’inflazione, non può certamente bastare il taglio di poche decine di euro per i redditi bassi o l’innalzamento dei fringe benefit, che riguarda soltanto una piccola platea di lavoratori. Spero che nel provvedimento, dopo le promesse mancate di questi mesi, venga almeno riproposta ‘Opzione donna’ con parametri meno stringenti. In caso contrario, sarebbe l’ennesima beffa per le lavoratrici italiane”, dice la deputata dem Simona Bonafè, vicepresidente del gruppo Pd, riguardo al decreto che verrà licenziato lunedì prossimo dall’esecutivo.
Schlein, chiamata alle armi dei partiti di opposizione sul tema del lavoro. E’ una provocazione inaccettabile da parte del governo, proprio il primo maggio “I temi come il lavoro di qualità, non precario, la sanità pubblica o la battaglia che stiamo facendo in Parlamento sul salario minimo, sono certa che possono vederci con le altre opposizioni, su un terreno sempre più comune sia in Parlamento che nel Paese”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein.
“Alla sfrontatezza di questo governo non c’è limite: si riunisce il primo maggio, giornata del lavoro per tagliare brutalmente il reddito di cittadinanza, spingendo centinaia di migliaia di uomini e donne ad accettare precarietà e salari da fame -dichiara Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro del PRC-S.E. – Il taglio demagogico al al cuneo fiscale (per 5 mesi!) è nulla rispetto ai tagli selvaggi della spesa pubblica che ridurranno pesantemente occupazione, servizi e salario indiretto”.
Domani incontro governo -sindacati, convocati ex post Un minimale aumento delle buste paga dei lavoratori con redditi medio-bassi, attraverso il taglio di un punto del cuneo fiscale fino a 35 mila euro. Mentre la povertà aumenta in Italia il governo dà l’addio al reddito di cittadinanza che sarà sostituito con tre nuovi strumenti, che restringono sensibilmente la platea: la prestazione di accompagnamento al lavoro (Pal) che entrerà in vigore in via transitoria da agosto, la garanzia per l’inclusione (Gil) per chi non è occupabile e la garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal) che riguarderà invece “chi è in condizione di lavorare”. Come anticipato anche dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, l’esecutivo è al lavoro anche per finanziare per il 2023 un innalzamento del limite di non imponibilità dei fringe benefit per i lavoratori dipendenti con figli.
Domani, poco prima del varo del Decreto lavoro, quando tutto è già deciso il governo incontra i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl (Maurizio Landini, Luigi Sbarra, Pierpaolo Bombardieri e Paolo Capone). Sono stati convocati dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per domani, domenica, alle 19 a Palazzo Chigi. Al centro del confronto “i provvedimenti relativi al cuneo fiscale, al reddito di inclusione e alle misure di avviamento al lavoro che andranno il giorno dopo, 1 maggio, in Consiglio dei ministri”, si legge nella convocazione ufficiale. L’impianto del provvedimento dovrebbe basarsi su un decreto composto da oltre 40 articoli con l’obiettivo di riscrivere le regole del mondo del lavoro. “Penso che sarebbe utile se il governo non pensasse al lavoro solo il 1 maggio, ma tutti i giorni, visto che finora non lo ha fatto – ha commentato il segretario Cgil Maurizio Landini, che chiarisce: “I provvedimenti fatti in questi mesi per noi vanno nella direzione sbagliata. In Italia i salari sono tra i più bassi in Europa, il fisco pesa sul lavoro dipendente ben più che sulla rendita immobiliare, assistiamo alla fuga dei giovani perché qui non ci sono condizioni accettabili. Non penso poi che la povertà si risolva ridicendo o cancellando il reddito di cittadinanza. Il metodo che il governo ha messo in campo non è accettabile”. Per il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri il decreto Lavoro del governo è solo propaganda, “è bene che il governo parli di lavoro, mi spiace che per 6 mesi se ne sia dimenticato: ho sentito perfino qualche esponente del governo sbeffeggiare i giovani che il primo maggio saranno in piazza a festeggiare mentre loro lavorano, mi verrebbe da dire che con le loro retribuzioni è legittimo essere impegnati sempre”. “In base alle bozze che vediamo – rimarca Bombardieri – solleviamo due temi: i salari e la perdita del potere d’acquisto e poi la precarietà, se i giovani non hanno un posto di lavoro stabile è complicato possano pensare al futuro”.