Millenni di storia di negazione e annullamento dell'identità delle donne. La ricostruzione di "Sesso Chiesa Streghe, una storia vecchia e nuova di femminicidi", l'ultimo libro di Maria Mantello è ispirata dal libero pensiero di Giordano Bruno

Sesso Chiesa Streghe, una storia vecchia e nuova di femminicidi di Maria Mantello è un libro denso, frutto di un accurato lavoro di ricerca, informato alla grande passione civile che l’autrice  mette in tutte le sue numerose attività. Pubblicato da Fefé edizioni è un libro ricco di informazioni precise, scritto in un linguaggio accessibile a tutti (parlar oscuro lo san fare molti, ma chiaro pochissimi, diceva Galileo) e intriso di… sacrosanta indignazione. Un libro in cui le opinioni sono fondate su fatti storici, documentati, fatti che hanno plasmato l’immagine della donna nel corso dei millenni, fino all’oggi della liberazione sessuale, che autentica liberazione non è se non accompagnata da studio e consapevolezza. Con lucidità, stile asciutto e abbondanza di esempi, Maria Mantello, dimostra come si sia creato nel tempo, ad opera essenzialmente della Chiesa, quel modello femminile di subalternità che ha attraversato i secoli e non è ancora scomparso. Comincerò trasgredendo a una precisa ingiunzione di Paolo di Tarso: «Le donne nelle riunioni devono tacere, se vogliono essere istruite in qualcosa interroghino i loro mariti a casa, perché è indecoroso che una donna parli in pubblico». E ancora: «Non permetto alla donna di insegnare, né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio».
Toccherò qui di necessità solo alcuni dei temi trattati nel libro, che spiega egregiamente come si sia andato formando nei secoli il modello sociale per il controllo della donna, a partire dal racconto biblico della cacciata di Eva e Adamo dal paradiso terrestre. Ma quello che nel primo libro della Genesi è una metafora dell’inizio della vita biologica e storica, nel 67 d.C. diviene, con Paolo di Tarso e la sua caduta da cavallo, il peccato originale, che fa di ogni essere umano a seguire, e quindi anche di tutti noi oggi, un peccatore, un dannato ancor prima di compiere qualsiasi azione.
I padri della Chiesa, accentuando il ruolo di Eva, giungono a identificare il peccato originale con la sessualità e fanno a gara nel descrivere la donna come un essere immondo. Il modello per la donna costruito dalla Chiesa è quello della madre di dio, sempre vergine, che sa della propria gravidanza a evento già in corso, e vergine è il suo sposo Giuseppe, e  vergine è anche sua madre Anna… e forse persino i nonni!
In un denso, documentato excursus storico, che non è possibile riassumere, si giunge all’ancor vivo maschilismo attuale, e agli inaccettabili casi di femminicidio. Lascio ai lettori le amene – o per meglio dire terrificanti – pagine riguardanti, fin dai primi secoli dell’era cristiana, la considerazione in cui sono tenute le donne.
La verginità di Maria, dogma col Concilio Lateranense del 649, viene ribadita da Paolo IV nel 1555, anno in cui istituisce i ghetti per gli ebrei. Il matrimonio diviene sacramento nel 1439, ma anche in esso, tuttavia, il rapporto sessuale rimane al centro di un interesse morboso, la donna è considerata un essere lussurioso, occorre star lontani da lei, non cedere al “piacere”. E non mancano in proposito da parte della Chiesa i consigli sul come comportarsi nell’atto sessuale (sul cosiddetto abbraccio riservato, come mero atto fisico e mirante a evitare il piacere, si è continuato a discorrere fin oltre la metà del secolo scorso).
Nel 1854 Pio IX proclama il dogma dell’immacolata concezione di Maria. Quattro anni dopo, 1858, a Lourdes, a una giovinetta di 14 anni appare una signora biancovestita la quale alla sedicesima apparizione si decide a parlare, affermando di essere l’immacolata Concezione. Non basta, nel 1917 una donna, sempre biancovestita, con in mano un rosario appare a tre pastorelli a Fatima. Chi sarà mai? Infine nel 1950 Pio XII proclama l’assunzione in cielo della Vergine, anima e corpo, in carne e ossa.
Seguono ricche pagine circa la vocazione delle donne e il loro inserimento nella società di oggi, che dimostrano come per la Chiesa la donna ideale sia ancora quella votata alla procreazione e all’accudimento.
Quanto ai papi che seguono, Woytila, Ratzinger e Bergoglio, parlano tutti di uno speciale statuto di “dignità della donna”, coincidente con il binomio verginità-maternità. Ancora una volta la castità a garanzia di spiritualità, la realizzazione della donna in quel fiat voluntas tua da lei pronunciato all’annuncio del famoso angelo. Madre e sposa per vocazione, e che stia al suo posto. Quanto lontano da quel sapere aude che perfino Immanuel Kant
Molto interessanti le pagine riguardanti il persistere del culto di dee pagane in epoca cristiana. In particolare quello di Diana, che dopo il Mille sarà associata alle streghe e ai loro sabba. Si istituiscono i Tribunali dell’Inquisizione, si accendono i roghi degli eretici, gli ebrei sono costretti a indossare un segno distintivo. Chi collabora alla caccia dei sospetti – vale la testimonianza di chiunque, infami, delinquenti, spergiuri – gode di indulgenze e privilegi vari, quali la spartizione dei beni del condannato. Eresia e stregoneria vengono a confondersi.
Eliminati valdesi, albigesi, catari, falcidiati gli ebrei al tempo della peste nera, rimangono le streghe. Che sono donne e pertanto più pericolose. Per Tommaso d’Aquino, sec. XIII, la donna è un essere umano incompleto (aliquid deficiens). All’ideale di sottomissione del tempo si sottraggono le streghe, levatrici, medichesse, guaritrici, maghe, donne che hanno una loro indipendenza e perciò streghe. L’accusa: il patto stipulato col demonio attraverso l’unione carnale. La tortura è lo strumento per la confessione.
Si diffonde la paura che le pratiche erboristiche nascondano rituali diabolici, le streghe sono accusate di infanticidio e cannibalismo. Accusa questa utilizzata dalla Chiesa nei secoli a seguire, anche contro gli ebrei. Ricordo che nell’oggi civilissima Trento, fino al 1965 (!) a Pasqua si portava in processione il corpo di san Simonino, un bambino che nel 1475 sarebbe stato rapito dagli ebrei al fine di usarne il sangue per un dolce tradizionale.
In questo delirio collettivo non mancano voci di dissenso. Giordano Bruno, in piena caccia alle streghe, ribalta addirittura il modello sessista pronunciando una potentissima invettiva contro i persecutori, affermando che chiunque, sotto tortura, confesserebbe.
Non esito a definire sconvolgente il cap. IX che contiene documenti e atti dei processi reali a tre donne accusate di stregonerie. Il processo consiste nella reiterazione delle domande, fino a che esse, sottoposte a visita per trovare sul loro corpo il marchio di Satana, minacciate, torturate, le ossa spezzate, fanno una confessione che si conforma allo stereotipo della strega. A carico delle donne, i cui beni sono sequestrati, vanno le spese del processo, il costo dei pasti, dei carcerieri, della tortura e anche del rogo!
In età giacobina, di fronte all’avanzare delle truppe napoleoniche, e delle idee rivoluzionarie, si assiste in Italia a un dilagare di Madonne piangenti o almeno che muovono gli occhi, in atteggiamento inequivocabilmente…. anti progressista! A Roma, in via delle Botteghe Oscure, una lapide ricorda quel movimento d’occhi del 1796.
Tante sono le donne ricordate nel libro che si distinguono nel Risorgimento, che si battono per il suffragio universale, mazziniane, garibaldine, che si sottraggono agli schemi sessisti della gerarchia dei ruoli. Molte di esse pagano duramente la loro libertà d’azione, con le torture, la morte, il carcere.
I primi movimenti femministi sorgono nell’Ottocento in Inghilterra e Usa. Viene coniato il termine femminicidio, del quale si riconosce la specificità, non si tratta di un comune assassinio… Nella prima metà dell’Ottocento il filosofo liberale inglese John Stuart Mill, sotto l’influenza della moglie Harriet, ne La servitù delle donne lancia un atto d’accusa contro il ruolo di servizio della donna, considerato vocazione. La prima definizione soddisfacente di femminicidio in Italia compare per la prima volta con l’edizione 2009 nel dizionario Devoto-Oli.
Maria Mantello traccia anche una breve storia dell’emancipazione femminile, che senza il femminismo e le conquiste giuridiche ottenute non ci sarebbe mai stata. Oggi non sentiamo più parlare di verginità, di delitto d’onore, di matrimonio riparatore. Ma occorre vigilare, se si pensa che la violenza sessuale è all’ordine del giorno, e che la Chiesa continua a proporre lo stesso modello di soggezione della donna all’uomo (anche al suo interno, le donne non sono ammesse al sacerdozio, le suore hanno solo ruoli subordinati).
Nella mia ormai lunga vita ho assistito a grandi conquiste da parte delle donne, il modello patriarcale è stato infranto, molte di noi occupano posizioni di prestigio, sono stati scardinati tanti cliché e pregiudizi che ci riguardano, e tuttavia occorre vigilare, non dare nulla per scontato, e soprattutto occorre studiare. E ricordare che la cosa più importante che è stata sottratta alla donna nel tempo è l’istruzione. Privata dell’istruzione, essa è stata indotta a credere che la sua missione fosse la cura della casa e della famiglia. Ancora al tempo in cui frequentavo le medie inferiori nella scuola pubblica, esisteva, accanto all’insegnamento obbligatorio della religione, quello dell’economia domestica – cucina, ricamo – riservato e imposto alle sole bambine.
A conclusione del suo lavoro, Maria Mantello aggiunge delle note positive parlando della convenzione Onu del 1977 contro ogni forma di discriminazione; Il nascente associazionismo degli uomini contro il maschilismo e alcune campagne istituzionali con testimoni maschili che si sono fatte strada anche in Itala.
E tuttavia occorre stare in guardia. Nulla di quanto acquisito può essere dato per scontato.
Da qui, la raccomandazione: stiamo vigili, stiamo in guardia, leggiamo e diffondiamo libri come questo, soprattutto tra le nuove generazioni, spesso inconsapevoli delle difficoltà incontrate sul cammino di chi ha permesso a tante donne di oggi di affermarsi.