Una inchiesta partita dagli stessi colleghi della Questura di Verona ha fatto scoprire le vessazioni e i soprusi perpetrati da cinque poliziotti ai danni di persone deboli, straniere, senza fissa dimora. La Procura ipotizza il reato di tortura

L’inchiesta parte da una telefonata di un poliziotto alla fidanzata. «Ha iniziato a rompere il cazzo… Vi spacco sbirri di merda di qua e di là – dice lui -. Allora ha dato una capocciata al vetro… Il collega apre la porta e “vieni un attimo fuori… adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta fai”… Boom boom boom boom… E io ridevo come un pazzo».

Poi si vanta: «Amò, lui stava dentro l’acquario (la stanza dei fermati con una parete a vetro, ndr), gli ho lasciato la porta aperta in modo tale che uscisse perché io so che c’è la telecamera dentro… Amò, mi guarda, mi ero messo il guanto, ho caricato una stecca, amò, bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto là… È svenuto… Minchia che pigna che gli ho dato…».

In tutto sono cinque gli episodi in cui la Procura di Verona ipotizza il reato di tortura. Gli accusati sono 5 poliziotti della Questura di Verona di età comprese fra i 24 e i 44 anni, messi sotto inchiesta dai loro stessi colleghi della squadra mobile dopo che nell’ambito di un’altra inchiesta, in alcune intercettazioni si parlava di percosse nei confronti di persone fermate.

Per accertare i fatti i funzionari della stessa Questura, d’accordo con i pubblici ministeri della Procura, hanno messo sotto intercettazione telefonica e ambientale i poliziotti sospettati, e attivato le telecamere in alcuni uffici da loro frequentati, oltre che visionato le immagini registrate dall’impianto di videosorveglianza nella stanza-fermati chiamata «acquario».

“È innegabile – scrive il giudice nell’ordinanza di custodia cautelare – che tutti gli indagati abbiano tradito la propria funzione comprimendo i diritti e le libertà di soggetti sottoposti alla loro autorità, offendendone la stessa dignità di persone, creando essi stessi disordine e compromettendo la pubblica sicurezza, commettendo reati piuttosto che prevenirli, in ciò evidentemente profittando della qualifica ricoperta”.

Un fermato è stato costretto dai poliziotti a urinare nella stanza in cui si trovava e poi è stato usato come straccio per pulire. Scrive il Gip: “I soprusi, le vessazioni e le prevaricazioni poste in essere dagli indagati risultano aver coinvolto in misura pressoché esclusiva (tranne un caso, ndr) soggetti di nazionalità straniera, senza fissa dimora ovvero affetti da gravi dipendenze da alcol o stupefacenti, dunque particolarmente ‘deboli’”. Questo, secondo il giudice per le indagini preliminari, “da un lato ha consentito agli indagati di vincere più facilmente eventuali resistenze delle loro vittime, e dall’altro ha rafforzato la convinzione dei medesimi di rimanere immuni da qualunque conseguenza di segno negativo per le loro condotte, non essendo prevedibile nella loro prospettiva che alcuna delle persone offese si potesse determinare a presentare denuncia o querela pronto”.

L’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni disse che il reato di tortura impedisce ai poliziotti di fare bene il proprio lavoro. Il suo pensiero è identico a quello di molta destra che sta al governo. Ieri non si è sentito un solo soffio su questa orribile vicenda da Palazzo Chigi, da Matteo Salvini e da parlamentari della maggioranza.

Buon mercoledì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.