Che ha deciso il Consiglio Affari interni a Lussemburgo? Ricapitoliamo.
Resta in vigore il regolamento Dublino e la responsabilità dei migranti dello Stato di primo arrivo per 24 mesi. Poiché la solidarietà nell’Unione europea non è un movimento naturale, non è qualcosa che abbia a che fare con l’etica e con la propria coscienza, si è provato a renderla obbligatoria. Figurarsi. Nell’Ue c’è la libera circolazione di soldi e di merci, c’è la colletta per la bacinella di armi, ma i neri sporchi e cattivi non riescono a tirare i fili di quella che vorrebbe essere una comunità. E quindi? Quindi chi sgarra paga, semplicemente. 20mila euro e la pratica è chiusa.
L’Unione europea lascia agli Stati membri la scelta di ritenere o no un porto sicuro. Proprio così. L’Unione europea è disunita quando c’è da decidere se un’autocrazia è una democrazia. Un regalo impacchettato per i sovranismi di casa nostra. Così potremo goderci scene come quella che abbiamo visto ieri grazie alla denuncia di Medici senza frontiere: la cosiddetta Guardia costiera libica che opera un respingimento illegale bruciando in mare aperto un barchino e accalappiando una cinquantina di disperati riportati nei lager libici.
Rimane l’illusione dei rimpatri. L’Italia avrebbe voluto appaltare anche gli Stati di rimpatrio con la possibilità di un Paese “terzo”. Tu violentato e perseguitato in Nigeria scappi per sopravvivere, vieni stuprato e derubato in Libia, arrivi in Italia e quelli non hanno nemmeno il fastidio di riportarti in Nigeria ma ti possono paracadutare su un Paese africano a caso e sono a posto così. La brillante idea è passata a metà. In compenso poiché i rimpatri non accelereranno alla fine l’Italia si ritroverà ancora più ingolfata così i partiti che leccano la xenofobia potranno guadagnare voti sulle scelte sbagliate prese con il loro concorso.
Una narrazione disumana che poi si scontrerà con la realtà. A proposito di narrazione distorta: ricordate la manfrina dei “migranti economici” ovvero la teoria per cui se sei povero non hai il diritto di cercare dignità (anche) economica. Che sia una cagata pazzesca (citazione cinematografica) l’ha sancito la Corte di Cassazione italiana: “Via libera alla protezione umanitaria al migrante economico, se la povertà al suo paese è tale da ledere la dignità. Partendo dal presupposto che la povertà estrema sia una buona ragione per offrire lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria o umanitaria, la Cassazione ha respinto il ricorso del ministero dell’Interno, contro la decisione della Corte d’Appello che, contrariamente al Tribunale, aveva concesso a un cittadino extracomunitario il permesso di soggiorno”. Sapete chi ha dato risalto alla notizia? Il Sole 24 Ore, qui. C’è confusione sotto al cielo.
Buon venerdì.