Le donne rappresentano la maggioranza degli studenti universitari d’arte, superando il 60% degli iscritti, secondo statistiche del Miur. Ma una volta terminato il percorso di studi la presenza delle artiste donne nelle gallerie d’arte moderna e contemporanea si riduce al 25% del totale.
Secondo una ricerca di Kooness (realtà milanese operante nel settore artistico), analizzando 5 tra i premi più prestigiosi del mondo dell’arte (Turner Prize, Mac Arthur, Hugo Boss, Bucksbaum Award e Duchamp Prize) emerge che: su 406 vincitori, 253 artisti sono uomini e 153 donne. Il 62,3% contro il 37, 7%.
«Questi dati mostrano un evidente divario di rappresentanza che si riflette anche nei compensi percepiti dalle artiste », osserva la fotografa Lavinia Nitu, una delle cinque protagoniste della mostra Noi come loro appena aperta a Ravenna. «Purtroppo il mondo dell’arte non è un caso isolato. In tutti gli ambiti del mondo lavorativo, soprattutto quelli che prevedono un percorso di studio universitario, il divario di rappresentanza e stipendio percepito rimane tuttora molto alto».
Insieme a Stefania Salti, Abra Degli Esposti, Elena Fregni e GaiaMaya Lavinia Nitu, dando vita alla mostra Noi Come Loro, aperta fino al 24 giugno nella Manica Lunga della Classense di Ravenna, invita a riflettere sui temi dell’inclusione e della diversità nell’arte contemporanea, da una prospettiva femminile.
L’iniziativa nasce a partire dal progetto fotografico di Lavinia Nitu May We Be Them e intende sottolineare doppi standard e gender gap presenti in ambito sociale e lavorativo, soprattutto nel mondo dell’arte.
Tra le tante donne che Lavinia Nitu (che si definisce transfemminista intersezionale) ha scelto di fotografare in occasione del progetto artistico-sociale May We Be Them, portato avanti insieme alla fotografa Elisa Cesca, ha incontrato e conosciuto alcune artiste.
«Da questo incontro è scoccata una scintilla, un impulso a intraprendere insieme questo progetto in una forma sinestetica espressa dalla individualità operativa di ciascuna artista intrecciata per coincidenza l’una all’altra – così la pluripremiata fotografa racconta la nascita di questa collaborazione fondamentale, per il percorso di ognuna – la nostra ricerca è partita dal mondo creativo e artistico. Infatti, abbiamo scoperto che nei paesi Ocse solo il 12% dei direttori creativi sono donne con un compenso del 30% inferiore rispetto ai maschi. Il 70% degli studenti di fotografia sono donne, ma solo il 15% di esse riesce a sostenere una carriera come fotografa».
Proprio per questo, lo spazio espositivo di Noi come loro si apre alle prospettive e alle voci delle donne, donne che attraverso la loro arte ritrovano una profonda connessione con l’ambiente naturale.
Le cinque artiste hanno selezionato opere che spaziano tra diverse forme d’arte: pittura, scultura, installazioni, fotografia.
Ogni creazione invita il visitatore a immergersi nella natura, a riflettere sul proprio ruolo nell’ambiente, a ponderare su come le proprie azioni possano influenzare il mondo che ci circonda, e a muoversi verso un cambiamento più sostenibile e consapevole. È in questa direzione che si orientano i percorsi delle artiste protagoniste del progetto.
La scultrice bolognese Abra è autrice di una scultura Elementale, in cui il fuoco diviene elemento-guida nella trasformazione della materia. «L’artista vuole divenire un canale per adempiere al suo compito e canalizzare i messaggi della contemporaneità», spiega la stessa Abra, che dal 2015 è presidente dell’associazione riBellArti, che unisce arte, impegno sociale ed ecologia.
«Dipingo la natura intorno a me. Mi potrei definire una pittrice figurativa perché è da lì che parto – racconta di sé la pittrice Stefania Salti – ho la mania di osservare e osservare fino a quando l’immagine totale si perde divenendo un fulcro che racchiude l’anima di quel pezzo di natura».
L’opera di Elena Fregni unisce invece la sapienza artigianale a una visione onirica, lavorando un materiale povero come il ferro, fino a trasformarlo in oggetti evocativi e preziosi, che, grazie a nodi, intrecci e piegature, si trasformano e danno vita a figure di animali che sprigionano leggerezza.
Le opere di GaiaMaya, costruite completamente a mano con la penna 3d, nascono dalla fusione di design e tecnologia dando forma a ragnatele capaci di sfidare la percezione visiva, grazie ai giochi di luce ricercati dall’artista che riescono di volta in volta a trasformare e rendere mutevoli gli spazi in cui vengono installate.
«Noi come Loro – spiega Lavinia Nitu – nasce con l’intento di puntare i riflettori sull’essere donna in tutte le sue sfumature e su quanto le donne siano di ispirazione per il mondo. Il mio scopo era far vedere, non solo alle ragazze di oggi, che una donna può fare ciò che vuole».
Le visitatrici potranno riconoscersi le une nelle altre e ritrovarsi attraverso le visioni e i contributi artistici di altre donne.
La mostra è organizzata con la compartecipazione del comune di Ravenna, la collaborazione della biblioteca Classense, il supporto dei volontari dell’associazione Banca del tempo e il coordinamento di Ribellarti Aps.