Col cuore e la testa sta in Spagna dove, tra poche settimane, ci sarà un’elezione cruciale che potrebbe riportare gli eredi del franchismo al governo. Lei è Marga Ferrè, appassionata dirigente della sinistra spagnola, due volte deputata all’assemblea regionale di Madrid ed ora copresidente di transform! Europe. La incontriamo a Roma dove ha partecipato a varie iniziative.
Marga Ferré, che succede in Spagna dove il 23 luglio si terranno le elezioni anticipate?
Io sono spagnola e in Spagna la possibilità, che non mi auguro, che il fascismo torni a governare il mio Paese, mi fa ricordare quando negli anni Trenta la sinistra organizzò i fronti popolari per fermare il fascismo e la necessità dell’unità come costruzione collettiva di fronte al nemico che ci minaccia. Oggi non siamo come negli anni Trenta ma siamo tuttavia in un momento molto particolare della storia, in una situazione di allarme. Il problema è che c’è un’ondata reazionaria, che in Italia conoscete bene, e che in Spagna è rappresentata dall’arrivo della destra e dell’estrema destra di Vox che tra l’altro è il partito fratello di FdI. Giorgia Meloni e Santiago Abascal, presidente di Vox, sono molto amici e la vittoria di Abascal alle recenti elezioni comunali e regionali rende un’ipotesi reale la possibilità che ci possa essere un governo con ministri fascisti. Inoltre penso che l’astensione alle elezioni comunali e regionali, come è avvenuto in Italia, sia un fenomeno che deve essere analizzato. Occorre capire qual è la causa della smobilitazione di una parte della sinistra e quanta di questa smobilitazione possiamo recuperare per fermare la destra, come abbiamo detto ricordando l’appello del Fronte Popolare, e usare Sumar, la nuova coalizione progressista delle sinistre alternative (alleata con i socialisti ndr), come costruzione collettiva.
Ci parli della coalizione progressista.
Il fatto è che i tempi della politica non sono mai decisi dalla classe operaia. Avevamo una proposta per creare un ombrello unitario, Sumar, che raccogliesse forze politiche e singole persone, cittadini, intorno a una proposta progressista, però alcune elezioni comunali e delle autonomie in Spagna hanno dato la vittoria alla destra e questo ha costretto il presidente Sànchez a convocare immediatamente le elezioni generali il 23 luglio. Quindi non c’è stato quel processo che avevamo ideato, tutto ha subìto una accelerazione, credo troppo veloce, anche se comunque al processo di costruzione di Sumar partecipano 13 partiti politici, fondamentalmente i più importanti, Esquerda Unida, Podemos, Cataluña in Comune con alcuni piccoli partiti verdi. Questa è stata la proposta di Yolanda Diaz, che, come tutti sapete, è la ministra del Lavoro e uno dei ministri più apprezzati dal popolo spagnolo, la politica più apprezzata in Spagna per le sue azioni concrete, per alcune leggi sul lavoro e il modo in cui ha operato. Il problema è cosa succederà il 23 luglio: io sono a favore di Sumar e voterò per Sumar e spero che avremo un buon risultato elettorale. Sono convinta che il pensiero progressista della sinistra abbia un ruolo da svolgere non solo per costruire alternative, ma anche per negare la possibilità della barbarie. Anche per questo l’incontro che abbiamo promosso qui in Italia come transform Europa e Italia è stato molto importante per noi, per me stessa.
Cosa pensa della discussione sull’Italia che abbiamo svolto nella giornata organizzata da transform! Europe e Italia?
In transform! Europe abbiamo pensato da molto tempo di fare una riflessione sulla questione italiana. Per noi non è possibile immaginare un’Europa e una sinistra europea senza la presenza italiana. Questo è qualcosa in cui crede tutta la rete di transform! Europe, ed io in particolare, come tutta la sinistra spagnola, ho un punto di riferimento enorme nella sinistra italiana, sia a livello teorico che dei grandi dirigenti che fanno parte della cultura politica di molti Paesi in Europa. È molto difficile immaginare un disegno europeo senza una proposta italiana. Per questo abbiamo pensato che ogni iniziativa che aiutasse ad aprire dialoghi, a creare ponti per costruire un’alternativa italiana per le elezioni europee, o almeno a parlarne, ci sembrava importante. Siamo qui per aiutare un po’, come sta facendo transform! Italia, a far interloquire tante persone in un momento molto particolare dell’Europa e della storia d’Italia come questo. Non so se ho capito male, ma non credo, ma mi pare che in tutte le persone e in tutte le distinte sensibilità che ho sentito, ci sia stata un’enorme quantità di terreno comune. Dalla proposta di Michele Santoro ai rappresentanti politici che hanno partecipato, non ho sentito lingue diverse, e non sono naif – capisco quando ci sono cose tra le righe. Penso quindi che si possa aprire una possibilità di unità, che dal mio punto di vista è una necessità storica, per il ritorno della sinistra italiana nel Parlamento europeo. Chiaramente nel modo in cui gli italiani decideranno, farlo non è il mio ruolo, ma faccio mie le parole di Manon Aubry che in quella iniziativa, come copresidente del gruppo della sinistra al Parlamento europeo, ci ha detto che una sinistra europea senza una presenza italiana è monca, come la mancanza di un braccio, la mancanza di un po’ di cervello, io direi. Penso dunque che sarebbe bene che mettessimo tutto l’impegno possibile perché ci siano voci della sinistra italiana nel Parlamento europeo il prossimo anno.
Transform! Europe ha anche organizzato tre giorni di incontri, seminari e workshop dal suggestivo titolo “la Fabbrica del futuro”. Ci può dire qual è l’intenzione e perché è stata promossa qui a Roma?
L’intenzione è quella di contendere al capitalismo la distopia del futuro. Il capitalismo contemporaneo nega la possibilità non solo di un’alternativa, ma di un futuro diverso che non sia capitalista. La famosa frase “è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo” non è la verità. L’idea che ci muove quindi è quella della disputa del futuro, ecco perché abbiamo voluto organizzare una “fabbrica” per pensare ad un futuro diverso, a partire da vari temi del pensiero accademico. È la contesa del futuro, con la creazione di nuove utopie, del ritorno dell’utopia, del ripensare alla possibilità di mondi diversi. Davanti al cambiamento climatico, alla lotta delle donne e naturalmente della classe operaia, ad un nuovo uso del tempo, al capitalismo digitale, abbiamo bisogno di idee nuove, molto avanzate e molto necessarie per noi, da condividere. Questa era l’idea originale della Future factory. La guerra in Ucraina ha reso necessario concentrare i nostri sforzi sull’analisi della situazione dei rifugiati dalla guerra e delle politiche di sicurezza, che è al centro di ciò che stiamo discutendo e che inizialmente avevamo previsto di fare a Sarajevo come atto simbolico. La scelta di Roma ha a che fare con la grandezza del movimento pacifista in Italia che è stato l’unico Paese europeo a realizzare grandi manifestazioni unitarie per la pace. Credo che dobbiamo valorizzare questo aspetto ed è per questo che siamo qui per la prima volta come laboratorio. Un esperimento, e ne siamo molto felici.
L’appuntamento La Pace, le lotte, le destre e le sinistre in Italia e in Europa, questo è stato il titolo dell’iniziativa che transform! europe e transform! italia hanno promosso il 14 giugno scorso presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma e a cui ha preso parte Marga Ferré. Un appuntamento che ha visto due momenti di discussione sulla situazione italiana. Il primo, con una introduzione di Fausto Bertinotti, e la partecipazione di diversi rappresentanti sociali come il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, Salvatore Marra (Cgil), Walter Massa (Arci), Camilla De Simone (Paese Reale), Maria Luisa Boccia (Crs), Franco Russo (Osservatorio Ue), Giovanni Russo Spena (Lab Sud), Patrizia Sentinelli (Altramente). Il secondo momento, più dedicato alle vicende politiche della sinistra in Italia introdotto da interventi della co-presidente di transform! europe Marga Ferrè e di Manon Aubry co-presidente del gruppo the Left al Parlamento europeo e moderato da Roberto Musacchio in cui hanno preso parola Michele Santoro, Maurizio Acerbo (Rifondazione comunista), Giuseppe de Cristofaro (Sinistra Italiana), Giuliano Granato (Potere al Popolo), Yana Ehm (Manifesta), Mauro Alboresi (Pci), Eleonora Forenza (ex deputata europea) e con le conclusioni di Cornelia Hildebrandt (co-presidente di transform! Europe) e Walter Baier (presidente del Partito della Sinistra europea).
Nella foto: frame del video in cui Yolanda Diaz presenta i candidati di Sumar alle elezioni del 23 luglio, 21 giugno 2023