Un piccolo episodio di cronaca politica con Matteo Salvini protagonista rivela l'antropologia di questo governo che per sentirsi vivo deve fingersi sempre assediato da qualcuno. Viene quasi il dubbio che se non avessero "nemici" sarebbero lì, spersi in mezzo al deserto

L’altro ieri il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha fatto un salto al Convegno nazionale dei giovani imprenditori di Confindustria a Rapallo, per elogiare il governo di cui fa parte com’è normale che sia. La profezia è da opuscolo pubblicitario: “Nei prossimi anni l’Italia vivrà una rivoluzione positiva infrastrutturale, economica, sociale, ambientale e lavorativa, che è paragonabile solo al boom del secondo dopoguerra. Questo governo durerà per tutti i 5 anni, non un minuto di meno. Sono sicuro che andrà così. In Silvio (Berlusconi, ndr), in Antonio (Tajani, presente tra il pubblico, ndr), in Giorgia (Meloni, ndr) sto trovando non dei colleghi, ma degli amici. Più provano con ricostruzioni fantasiose e surreali ad allontanarci, più ci uniscono. Ci sentiamo 2, 3, 4, 5 volte al giorno”.

Fin qui niente di più del previsto. Poi arriva l’unica vera strategia che unisce questo governo: opporsi all’opposizione. Lo fanno benissimo, sono forgiati da anni di esperienza. Odiare i presunti “nemici” è l’unico collante di questa maggioranza. Così Salvini comincia prima a bastonare la Cgil: “Se critica il mio codice degli appalti, allora vuol dire che è fatto bene. Ho scoperto che c’è questa nuova categoria filosofica: dopo i terrapiattisti, ci sono i no pontisti. I signori del no sono sempre molto bravi a farsi sentire. Io sono sicuro che, se adesso accendete la tv per vedere un telegiornale – dice il ministro – vedrete Landini, Tizio, Caio, Sempronio. Quelli del no, i no Tav, i no ponte, i no flat tax, i no autonomia, i no Brennero, i no alta velocità, i no qui, i no là sono bravissimi: pochi, organizzati, spesso ignoranti e arroganti ma molto presenti. Quelli del sì invece passano le loro giornate lavorando e non hanno questo gran tempo come quelli del no”.

Poi attacca gli studenti: “C’è il tema casa a cui stiamo lavorando da 8 mesi, non in base alle tendopoli davanti al Politecnico di Milano, perché abbiamo una programmazione che prescinde dalla volontà scoutistica di qualche studente. Quello dei cretini che si stendono sulla tangenziale non è ambientalismo, quelli sono nemici dello sviluppo del nostro paese“.

Poi bastona gli odiatori di Berlusconi e i nemici della ministra Santanchè: “La sua morte è stata la morte non di un alleato politico, ma di un amico. E io penso che mancherà al paese e a chi gli voleva bene. Mancherà anche a coloro che lo odiavano, perché adesso dovranno ricollocarsi ma penso che abbiano già parecchi obiettivi a loro disposizione. Se la politica dovesse lavorare in base alle inchieste di Report e del Fatto Quotidiano, saremmo un paese delle banane. E quindi, per quanto mi riguarda, do massima fiducia ai colleghi in carica, perché l’ho vissuto sulla mia pelle”.

Infine, non riesce a trattenersi e incastrato nel suo personaggio Matteo Salvini dice anche agli organizzatori del convegno: “Andrei avanti per ore, però vedo facce un pochino affamate. Fuori è brutto, sta diluviando. Avete scelto un brutto posto per fare questa assemblea: un brutto albergo e una brutta città con un brutto clima“. E saluta così. Il piccolo episodio di cronaca politica rivela l’antropologia di questo governo che per sentirsi vivo deve fingersi sempre assediato da qualcuno. Era la modalità della campagna elettorale ed è la modalità di Salvini, berlusconiani e Meloni negli ultimi anni. Ora che sono arrivati al governo – ormai da più di qualche mese – non riescono a schiacciare l’interruttore per mettersi in posizione di governo e come un cucù rotto continuano a cantare una parte che non ha più senso. Viene quasi il dubbio che se non avessero “nemici” stamattina sarebbero lì, spersi in mezzo al deserto, a pregare che arrivi un nemico per tenerli vivi.

Buon lunedì

Nella foto: Matteo Salvini al Convegno nazionale dei giovani imprenditori di Confindustria a Rapallo, 24 giugno 2023, frame del video

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.