La storia di una straordinaria voce del jazz, donna coraggiosa che si batteva contro le discriminazioni razziali, viene ripercorsa nel nuovo libro di Luigi Onori (Asino d'oro edizioni) di cui pubblichiamo la prefazione firmata dalla cantante e autrice Ada Montellanico
Quando nel 2016 decisi di dedicare un mio progetto discografico ad Abbey Lincoln andai a documentarmi su quanti altri album fossero stati riservati a questa grande artista e con mio sommo stupore realizzai che il mio sarebbe stato il secondo nel mondo e mi chiesi perché, nonostante la straordinaria carriera, le importanti collaborazioni, la statura da eccellente interprete, Abbey Lincoln non fosse ancora riconosciuta come figura di riferimento all’interno del jazz internazionale, almeno non abbastanza per essere oggetto di studio e di omaggio discografico o editoriale. Ho sempre amato la sua musica, ho tanti suoi Cd, ma la scintilla fu quando vidi il bellissimo docufilm Jazzwomen realizzato da Gabriella Morandi. Ricordo di averlo mancato alla proiezione romana e di essere andata fino a Terni per vederlo, chissà, forse in maniera non cosciente stavo cercando qualcosa, e infatti lì tra tutte le artiste intervistate rimasi folgorata soprattutto da lei, da Abbey.

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login